Abstract:
La psicoterapia, sostiene T. Szasz, è una diretta discendente della religione: la cura delle anime del diciottesimo e diciannovesimo secolo sarebbe stata sostituita dall'attuale e più positivistica cura della mente. La differenza sostanziale, tuttavia, tra la cultura religiosa e la cultura terapeutica è la volontà di legittimazione: mentre nella religione c'è un mistero di fede che non pretende di essere spiegato né di legittimarsi tramite una spiegazione, nella psicoterapia (e in particolare nella psicoanalisi) c'è una volontà di giustificare il proprio ruolo da parte del terapista tramite l'adozione di un linguaggio medico.
Verranno primariamente sottolineati i limiti prettamente epistemologici e metodologici della disciplina psicoanalitica, prendendo in esame in particolare due aspetti:
1. La pretesa infondata della psicoanalisi di fondarsi sul modello delle scienze naturali
2. Il ricadere, da parte della psicoanalisi, in uno studio di specie più che di individuo, compreso nella sua unicità e irriducibilità.
Verranno poi analizzati i limiti di una cultura terapeutica in senso più lato, prendendo in considerazione le possibili conseguenze di tale cultura sia a livello sociale che di singolo individuo.
Si concluderà con un'analisi di come, nel corso della storia, si sia passati dal considerare la malinconia e l'angoscia come stati d'animo facenti parte dell'umano esistere al ritenerle "patologie" proprie di una vita necessitante di cura poiché "malata".