Abstract:
L'intento della tesi parte da un lavoro di ricerca etnografica lunga un anno all'interno del Centro Sociale Rivolta di Marghera e nello specifico dello svolgersi del festival/evento di musica elettronica denominato Altavoz. Durante la ricerca sono stati individuati due categorie di soggetti principali: i militanti del centro sociale, che tra di loro si chiamano “compagni” o “fratelli”, e quelli che frequentano il centro sociale come “clienti” sopratutto durante Altavoz.
La scelta di studiare il centro sociale sopratutto durante il festival/evento di musica elettronica nasce dalla sua particolarità di “evento straordinario” per una serie di motivi. Il primo è che Altavoz tocca, e nasce da, una categoria culturale e sociale di persone e individui che generalmente non frequentano il Rivolta e i centri sociali in generale. Questi “clienti” sono per lo più giovani e giovanissimi della provincia di Venezia, Treviso, Verona, Padova e Chioggia che giungono esclusivamente per l'evento elettronico. L'interesse dell'antropologo, a mio avviso, diventa molteplice: da un lato ho ritenuto interessante, partendo dalle interviste e dal materiale audio-visivo prodotto durante la ricerca e con l'aiuto di materiale bibliografico, cercare quanto più possibile di individuare i “clienti” di Altavoz, cercare cioè di riassumerli in una categoria culturale capace di raccogliere il complessivo e il particolare. Importanti contributi mi sono arrivati dai concetti di prosumatore (Toffler) e di nomade post- moderno (Bauman). Entrambe le categoria non sarebbero efficaci senza prima una loro contestualizzazione all'interno di uno spazio idealizzato efficace. In questo caso, sempre partendo dal materiale etnografico, mi sono venuti in contro le intuizioni di B.... sull'analisi del Nord-Est come “spazio liscio” dentro il quale prende forma un “distretto del piacere” come conseguenza di un approccio modernista e consumista al divertimento, tipico della cultura capitalistica e liberista occidentale, e dell'aspetto specifico socio-economico di un territorio esteso ma allo stesso tempo omologato e uniforme (mi riferisco alla piccola e media impresa e al processo di industrializzazione a bassa intensità della campagna veneta). È un analisi che senza dubbio, per essere efficace, deve essere inserite a sua volta in un discorso più ampio di industrializzazione post-fordista e pratiche del potere e del controllo del capitale sul sociale che ha determinato, e continua a determinare, il porsi in essere dell'individuo moderno nella società e nel contesto specifico territoriale.
Allo stesso tempo, seguendo il ragionamento appena esposto, si palesano i confini del discorso che delineano l'agire del secondo, e direi quasi principale, soggetto della ricerca: in che modo e quali pratiche del “contro potere” mette in atto e il Centro Sociale Rivolta nel suo agire all'interno, e contro, questo “spazio liscio” iper modernizzato? Come interloquire con il “prosumatore” e perché farlo? quali ragionamenti e obbiettivi si palesano e quali si celano?
Altavoz, evento di musica elettronica più vicino al mondo dei “club” piuttosto che al target e al format tipico del centro sociale Rivolta, e più in generale dei centri sociali italiani, è un ottima opportunità per smascherare e tentare di individuare quei “verbali segreti” del contro-potere (J.C.Scott) e le pratiche dell'agire comune di un centro sociale che si ritrova e si identifica con una storia comune e attuale che parte dall'Autonomia Operaia degli anni '70, che passa per le tute bianche, i disobbedienti, il G8 di Genova e arriva fino ai giorni nostri e che si strutture e si manifesta pubblicamente come un movimento costituente rivoluzionario.