Abstract:
Questo lavoro si propone, attraverso un'estesa analisi storica, di affrontare temi teoretici. Il punto focale è la teoria hegeliana del divenire e della contingenza degli enti. La prima parte del lavoro è dedicata a un'indagine storica sul problema del divenire, la quale, prendendo le mosse dalla filosofia greca, giunge sino al pensiero contemporaneo, toccando alcune figure particolarmente significative della filosofia occidentale. Perelda offre con ciò un inquadramento storico e teorico al problema, che gli consente di dar spicco al pensiero hegeliano, mostrandone l'originalità ma anche l'opposizione alla tradizione platonico-aristotelica. Secondo questa lettura, i tentativi di concepire il divenire senza infrangere i principi di identità e di non contraddizione, intrapresi dal pensiero greco classico e confermati poi in vari modi durante l'intero corso della filosofia occidentale, sono per Hegel insoddisfacenti. Prima certi filosofi pre-platonici (Empedocle, gli Atomisti), poi Piatone ma soprattutto Aristotele hanno cercato di concepire il divenire in modo che esso sia non il passaggio tra l'essere e il non-essere intesi in senso assoluto, ma solamente una combinazione di elementi che di per sé non nascono né periscono. È questo il pensiero della sostanza, intesa come sostrato del mutamento. Questa tesi, variamente declinata, corre su fino al pensiero contemporaneo, p. es. nell'ontologia dell'atomismo logico di Russell e Wittgenstein. Anche il ricorso alla serialità temporale è indicato da Perelda come un tentativo di risolvere la contraddizione del divenire, poiché la diversità delle determinazioni che si produce col divenire è dislocata in tempi diversi: il tempo risolve la contraddizione (Aristotele, Kant). Perelda indica tuttavia come queste due soluzioni non siano del tutto efficaci rispetto al problema che dovrebbero risolvere. Infatti, col mutamento, se non già gli elementi che si conservano, quanto meno il loro stato di aggregazione sorge dal nulla e nel nulla fa ritorno. Invece, per quel che riguarda il tempo, poiché questo scorre, ogni istante, e ogni stato di cose ad esso riferito, diventa altro da sé, riproponendo la contraddizione che si doveva evitare.
Dopo queste analisi, Perelda prende in considerazione il pensiero di Hegel, di cui delinea la concezione del moto (con riferimento ai paradossi di Zenone), la concezione del divenire, e quella del tempo. In ciascuno di questi casi, Perelda pone l'accento sul fatto che Hegel li intende come delle antinomie. In particolare il divenire, per Hegel è passaggio dall'essere al nulla e dal nulla all'essere, intesi come opposti; è identificazione di diversi, e perciò è contraddizione. D'altra parte, il divenire non può neppure essere negato sulla base dei principi logici, giacché è la stessa concezione speculativa dell'identità dell'ente a mostrarsi come contraddizione. In questo modo la possibilità che l'ente, divenendo, divenga il proprio opposto, il niente, e, una volta divenutolo, sia niente, è radicata nella stessa semantizzazione hegeliana dell'essere, alla quale Perelda dedica ampio spazio, indagando i testi hegeliani giovanili del periodo jenese, e poi gli scritti maggiori, ovvero la Scienza della logica, nelle due edizioni, e l'Enciclopedia.
In queste tesi hegeliane Perelda pensa di avere trovato una risposta alla questione sollevata da Parmenide. Il divenire non è impossibile perché contraddice l'identità dell'essere con sé, e l'assoluta opposizione al non-essere, giacché da un lato è la stessa determinatezza dell'ente a essere la contraddittoria unità-identità di essere e non-essere (la contraddizione del limite, costituente l'ens), e dall'altro è la stessa nozione di identità, concretamente intesa, a mostrarsi come l'opposto di sé stessa. In altre parole, per questa lettura di Perelda, è perché l'ente è per sua natura l'altro di sé stesso, che può diventar altro «andando con se stesso».
The present work aims at addressing theoretical issues through a historical analysis of their treatment. The pivotal point of this research is Hegel's theory of becoming and contingency of beings. The first part of the dissertation addresses the problem of becoming from a historical perspective. From Greek Philosophy through to contemporary thinking the analysis touches on several particularly significant figures of western philosophy. Perelda thus sets the grounding for a historical as well as theoretical treatment of the problem, highlighting the originality of Hegel's thought in its contrast to the Platonic and Aristotelian traditions. According to this reading, Hegel finds all attempts to treat the problem of becoming without breaking the principles of identity and contradiction unsatisfactory. Some pre-platonic philosophers (Empedocles, the Atomists), then Plato, but most of all Aristotle, attempted to construe becoming in such a way that it is not the passage form being to non-being in their absolute sense, but merely the combination of elements which do not, per se, come to be or perish. Such is the philosophy of substance, conceived as the substrate of changing. This thesis, expressed in most various ways, runs all the way up to contemporary thinking, e.g. in the ontology of logical atomism of Russell and Wittgenstein. According to Perelda even the deployment of temporal series constitutes an attempt to dissolve the contradiction of becoming, for the diversity of determinations that becoming elicits is displaced at different times: that is, time allegedly dissolves the contradiction (Aristotle, Kant). According to Perelda, however, these solutions both fail with respect to the problem that they have been designed to solve. If the elements themselves persist through changing, it is argued, their state of aggregation comes to be out of nothing, and back to nothing it returns as change occurs. As time flows, every instant and every state of affairs that pertains to it, becomes alien to itself, thus reintroducing the contradiction that such series was designed to dissolve. Having put forward such critical analysis, Perelda then addresses Hegel's thought, with particular attention to his construal of motion (with regard to Zeno's paradoxes), his construal of becoming and that of time. Perelda stresses how Hegel conceives each of these cases as antinomies. Becoming, in particular, is construed as the passage from being to nothing and from nothing back to being, in the sense in which they are opposed to each other: identifying different, opposed, beings, becoming constitutes thus a contradiction. On the other hand becoming cannot be negated on the ground of logical principles, for it is the speculative conception of identity that presents itself as a contradiction. The possibility that a being, in becoming, becomes the opposite of itself, that is nothing, and that once turned to nothing such being is nothing, is grounded on Hegel's semantisation of being; Perelda devotes large attention to this aspect of Hegel's thought, availing himself of extended study of the Philosopher's early works from Jena, as well as of later, major writings such as the Science of Logic, in its two editions, and the Encyclopaedia.
Perelda believes that these theses of Hegel's provide an answer to the question raised by Parmenides. Becoming is not impossible because it contradicts the identity of being with itself, and the absolute opposition to non-being, for on the one hand it is the determination of being itself that is the contradictory unity-identity of being and non-being (the contradiction of limit, which constitutes the ens); on the other hand it is the notion of identity, in its concrete sense, that presents itself as opposed to itself. In other words, according to Perelda's understanding, a being can become other than itself while "going with itself because it is in its own nature to be other than itself.