Abstract:
Con la morte di Mao nel 1976 e, in particolare, con l'apertura della Cina all'estero grazie alle riforme di Deng Xiaoping, la Repubblica Popolare Cinese (RPC) ha cominciato ad avere un ruolo sempre più importante nell'economia mondiale. Inoltre, nell'ultimo decennio sta passando da Stato da sfruttare per gli altri Paesi, sia per manodopera che per materie prime, a Paese produttore e competitivo a livello mondiale. Questo rapidissimo sviluppo economico ha portato molti studiosi e ricercatori ad approfondire il “fenomeno Cina".
Negli anni di ricerca sono state elaborate diverse teorie su come approcciarsi allo studio della Cina moderna, e lo scopo di questa ricerca è proprio quello di capire quale sia la linea guida più sensata e produttiva in questo senso.
Nel corso della mia ricerca bibliografica ho riscontrato l’esistenza di due filoni di pensiero principali: il primo cerca di vedere nei progressi economici cinesi, e nel conseguente cambiamento della popolazione, il seme della società civile, la quale, a lungo andare, porterà ad una riforma politica in senso democratico della Cina; il secondo, invece, evita di lambiccarsi nella previsione di un cambiamento del sistema governativo cinese, e si concentra sullo studio di quello esistente, scoprendo che esso, lungi dall'essere il partito monolitico che sembra, è frammentato e presenta una varietà di gruppi di interesse che convivono e, cooperando o a volte scontrandosi, guidano il Paese.
Prima di addentrarmi nella descrizione di questi due approcci alla ricerca, ho trovato utile descrivere, nel Capitolo 1, la pluralità di fondo che caratterizza la Cina, sia nella definizione del modello statale, sia nella composizione della sua popolazione. Nell'ultimo capitolo, poi, grazie allo studio di alcuni casi di rivolta che riguardano temi caldi che toccano particolarmente gli interessi dei cittadini e grandi investimenti e ritorni finanziari per lo Stato, noto come il secondo approccio alla ricerca risulti più utile per analizzare questi fenomeni.