Abstract:
Nel mutato contesto socio-economico, politico e culturale della Cina post-maoista, il linguaggio del discorso politico cinese subisce rapide e profonde trasformazioni: gli slogan usati dal Partito Comunista Cinese tendono a una graduale depoliticizzazione e, in essi, alla retorica marxista-leninista si affiancano sempre più riferimenti al repertorio della cultura tradizionale cinese.
Il “sogno cinese” promosso dall’attuale presidente Xi Jinping è piena espressione di questa tendenza.
Il presente studio si propone di indagare il progetto che si cela dietro questa metafora, così come le motivazioni che soggiacciono all’adozione di un linguaggio e di un universale ideologico che si presentano inusuali per il marxismo-leninismo. Al fine di agevolare la comprensione delle analogie e delle differenze del concetto di “sogno cinese” e della sua retorica rispetto a quelli usati in precedenza, il lavoro si apre con un excursus sulle elaborazioni teoriche promosse dalla dirigenza cinese all’indomani della politica di “riforme e apertura”, per ognuna delle quali sono stati selezionati degli estratti di discorsi. A seguire, muovendo degli importanti contributi di Lakoff e Johnson riguardo le metafore, si propongono l’analisi e l’interpretazione di due discorsi in cui il presidente Xi Jinping espone il concetto di “sogno cinese”. Le metafore riflettono e allo stesso tempo determinano la percezione della realtà, per tale ragione il loro esame rappresenta un apporto significativo all’individuazione degli obiettivi da raggiungere e delle strategie persuasive messe in atto nella Cina di oggi.