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Il XXV libro dell'Opera Sulla natura: testi scelti, traduzione, commento.
Nella tesi indago il problema della natura e della genesi degli stati mentali nell'ambito della filosofia atomista di Epicuro, questione che il filosofo tratta esplicitamente nel XXV libro dell'opera Sulla natura.
Date la condizione particolarmente incerta del testo, la complessità del contenuto, la difficoltà dello stile espositivo, la mancanza di un'edizione facilmente consultabile, di una traduzione in italiano basata su un testo attendibile, di un commento in grado di esplicitare le varie e numerose difficoltà di ordine filologico e filosofico che emergono dal trattato, ho ritenuto necessario affrontare la ricerca a partire da una rielaborazione del testo edito da Laursen, dalla traduzione e da un accurato esame dei principali passi del libro per giungere, solo alla fine del lavoro, ad una valutazione complessiva del problema.
Questo percorso mi ha permesso di rilevare come il trattato sia dedicato allo studio della natura e della formazione di tutti quegli stati mentali alla base del progresso morale dell'essere umano; come l'indagine proceda, in base ai principi dell'eziologia epicurea, dall'osservazione dei fenomeni mentali alla spiegazione dei fattori che contribuiscono al loro verificarsi; come, a causa della complessa concezione ontologica dell'anima elaborata a Epicuro, l'esame si articoli in più livelli di analisi e sia affrontato da prospettive diverse; come la trattazione muova dall'esigenza del filosofo di rispondere ad alcune questioni sollevate dai suoi allievi e sia a loro indirizzato; come, infine, i problemi posti dai discenti offrano all'autore l'opportunità di prendere le distanze da quelle teorie e procedure di analisi inadeguate a dare ragione della complessità dei fenomeni mentali e tese alla dimostrazione della necessità della condizione psicologica e della condotta umana.
In particolare ho cercato di mostrare come al fondo della discussione maturata all'interno del Giardino sul problema della natura e della genesi degli stati mentali ci fossero, probabilmente, non solo i tentativi di radicalizzazione dell'atomismo di Democrito da parte dei suoi seguaci del IV sec. a. C, come già evidenziato dalla critica, ma anche gli argomenti a favore del determinismo e le forzature linguistico interpretative dei Megarici, già attaccati in altri scritti risalenti allo stesso periodo del libro XXV. Ho quindi cercato di rilevare come Epicuro, da un lato, sia impegnato ad esplicitare gli aspetti problematici della teoria eliminativista, naturalista e determinista degli stati mentali promossa dai suoi avversari, dall'altro ad offrire una concezione alternativa: attraverso la differenziazione dei livelli ontologici dell'anima e una serrata analisi dei processi causali in corso ad ogni livello, Epicuro giunge a dimostrare l'assoluta indipendenza dei fenomeni mentali dai processi riguardanti i singoli atomi, a stabilire una relazione di sopravvenieza tra stati mentali e assetti atomici, ad evidenziare l'autonomia dei primi rispetto ai secondi, la loro tendenza naturale a svilupparsi e superare la condizione originaria, la loro capacità di autodeterminarsi.
Infine abbiamo cercato di rilevare come la soluzione epicurea sia basata sul recupero e la rielaborazione nel contesto della fisica atomistica di alcuni motivi della trattazione aristotelica della virtù naturale e della virtù in senso proprio.
In this thesis I deal with the problem of the nature and the genesis of mental states in the framework of Epicurus' atomistic theory developed in On Nature, book XXV.
Given the deteriorated conditions of the text, the complexity of contents and style, the lack both of an accessible edition to consult and of a commentary able to make explicit all the relevant philological and philosophical difficulties, I begin my research by giving an accessible recomposition of the text from the main edition (given by S. Laursen), a translation and an accurate examination of the main fragments. Only at the end of this work I have been able to consider a general evaluation of the problem mentioned above.
In this way, I pointed out that the treatise is devoted to the study of the nature and the development of those mental states grounding the moral progress of human beings; that the enquiry proceeds, using the principles of the Epicurean eziology, from the observation of mental phenomena to the explanation of their causal factors; that, given the complex Epicurean theory of mind, the enquiry is organised along many levels of analysis and it is conducted from different perspectives; that the treatment originates from the philosopher's need to reply to some questions raised by his pupils and it is, thus, addressed mainly to them; finally, that the problems raised by the pupils gave Epicurus the opportunity to refute those theories and methods unable to explain the complexities of mental phenomena and whose main aim was to show the necessity of the psycological condition and human behaviour.
In particular, I tried to show that behind the discussions developed in the Garden about the nature and formation of mental states, there were not just the attempts of the late followers of Democritus to radicalize the position of their master (as already shown by the critics) but also the arguments in favour of determinism given by the Megarics and their attempts to force conventional uses of ordinary language (already criticised by Epicurus in other works of the same period).
I then, claim that, on the one hand, Epicurus was commited to make explicit all the problematic aspects of an eliminativistic, deteterministic and naturalistic theory of mental states endorsed by his opponents and that, on the other, he was trying to offer an alternative conception.
In fact, through a distinction of different ontological levels of the soul and a careful analysis of the causal processes going on at every level, the philosopher shows the absolute independence of mental phenomena from the processes belonging to the level of single atoms and postulates a supervenience relation between the level of mental states and the level of atomic arrangements, the autonomy of the formers from the latters, the natural tendency of mental states to develop and to overcome their original condition and, finally, their power of self-determination.
I tried, then, to show that the Epicurean solution is based on a recovery and a reformulation in the framework of atomistic physics of some themes taken from the Aristotelian treatment of natural virtue and virtue in the proper sense. |
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