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In un periodo come questo di crisi economica, di crisi ambientale e di crisi delle risorse, le soluzioni “smart” possono consentire il passaggio da una crescita lineare, la quale implica il continuo consumo di risorse sempre meno disponibili, a uno sviluppo circolare che, al contrario, minimizzi il consumo di energia, acqua e minerali. Perché questo sia possibile, è necessario trasformare il sistema primitivo delle nostre tecnostrutture in una rete maggiormente sofisticata in grado di gestire segnali multidirezionali. Questa trasformazione è iniziata con la trasformazione delle reti elettriche, ma coinvolge anche i sistemi di trasporto, le abitazioni e le stesse attività produttive. La domanda che ci si pone attualmente riguarda il salto di qualità che verrà consentito in un prossimo futuro grazie all’impiego di soluzioni informatiche: possiamo infatti immaginare una “smart city cloud” che darà l’avvio a quel salto gestionale necessario per contenere l’utilizzo delle materie prime e di ridurre l’impatto ambientale. “Fare meglio con meno” grazie all’ausilio delle tecnologie informatiche e all’attivazione di processi partecipativi permette lo sviluppo di città sempre più intelligenti: stiamo, infatti, vivendo una fase di transizione che durerà un paio di decenni, trascorsi i quali non si parlerà più di smart cities, perché questa sarà la connotazione usuale degli agglomerati urbani.
Tuttavia, la riprogettazione di una città richiede di sincronizzarsi sui tempi lunghi dell’urbanistica e dell’architettura, delle infrastrutture e del’economia reale e implica il ridisegno delle condizioni nelle quali evolvono la cultura, la società e l’ambiente. In sintesi, la rimodulazione della città é un’occasione per ripensare in profondità le dinamiche della convivenza civile. In particolar modo, i campi che potrebbero essere investiti attraverso l’applicazione delle tecnologie digitali riguardano la sanità, l’istruzione, i trasporti, la gestione dell’energia, la pubblica amministrazione, i mercati internazionali e anche il turismo.
Ciononostante, la città intelligente non é un obiettivo da raggiungere, ma un processo costante di cambiamento; la smart city non viene definita dalla quantità di tecnologia da introdurre, ma al contrario, essa deve mettere al proprio centro le persone che consapevolmente fanno uso delle tecnologie. L’interrelazione tra lo sviluppo di Internet of Things, la diffusione del social networking come strumento di comunicazione tra le persone, l’uso delle piattaforme di cloud computing per assemblare dati provenienti da fonti diverse, la pervasività dei device mobili che ci consentono di essere sempre connessi al web, l’insieme di questi fattori é davvero in grado di cambiare lo scenario della città. La città intelligente é dunque un programma di governo perché si pone come obiettivo quello della gestione consapevole dei processi di innovazione e perché obbliga le amministrazioni, gli stakeholders e i cittadini a compiere un salto culturale epocale.
Nella prima parte di questo elaborato ho dunque illustrato le politiche che hanno portato allo sviluppo di una sensibilità ambientale, la caratteristiche di una città intelligente e alcuni esempi di best practice. Nella seconda parte dell’elaborato ho scelto di approfondire la tematica del turismo urbano in rapporto alle città intelligenti, e ho indagato sulla connessione tra città intelligenti e turismo intelligente, ovvero sull’importanza che l’approccio smart riveste nelle politiche turistiche di una città. |
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