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Durante la grande guerra, circa 600.000 civili furono costretti a lasciare i loro paesi del Veneto del
Friuli, soprattutto dopo la rotta di Caporetto (24 ottobre 1917). La maggior parte dei profughi era
costituito da donne, persone anziane e bambini, provenienti sia dalle città di Udine, Treviso e Venezia,
sia dai centri rurali. Per esempio, furono molti cittadini veneziani che fuggirono per la paura dei
bombardamenti o per la mancanza di lavoro. L'esodo provocò un enorme problema dal punto di vista
politico, perché in questo caso fuggirono oltre il Piave anche la classe dirigente, gli amministratori e i
notabili, e durante l'esilio" essi elaborarono un racconto patriottico della loro condizione,
mobilitarono l'opinione pubblica e rinforzarono un senso di particolarismo. I profughi più agiati
trovarono ospitalità in grandi città come Milano, Firenze, Roma e Napoli, mentre gli altri in piccoli e
disagiati paesi dell'Italia centrale meridionale. I profughi bisognosi dovettero fare i conti con la
difficoltà di trovare un alloggio con la necessità di ottenere gli approvvigionamenti, con condizioni
igieniche e sanitarie molto precarie, con il problema di trovare un lavoro. Il loro unico sostegno era
rappresentato dal sussidio erogato dallo Stato. Le condizioni di vita e di lavoro erano molto dure a
causa degli alloggi provvisori, del clima non favorevole, dei salari bassi. Inoltre, ostilità, pregiudizio e
misure repressive caratterizzarono i rapporti tra i profughi e la popolazione del luogo. Infatti, il
pregiudizio prese presto il posto dell'iniziale solidarietà. E importante ricordare che questa esperienza
si protrasse oltre la conclusione della guerra, fino alla seconda metà del 1919. Dopo il ritorno, la classe
dirigente patriottica e le autorità municipali accusarono il resto della popolazione di collaborazionismo
con il nemico.
During the Great War, about 600.000 civilians have had to leave their villages in Friuli and
Veneto, especially after the defeat of Caporetto (24 October 1917). Most refugees were
women, old people and children coming whether from towns Udine, Treviso e Venice, or
from countryside. For example, there were lots of Venetian people who ran away in dread of
bombardments or for shortage of work. The exodus caused a huge political problem, because
in this case, taked beyond the Piave also the ruling class, administrators and notables, and
during the "exile" they drafted a patriotic tale of their condition, mobilized national opinion
and reinforced a sense of particularism. The rich refugees had been lodged in great towns
Milan, Florence, Rome and Naples, while others in little and comforless villages of central
and southern Italy. The needy refugees had to reckon with difficulty to findes houses, with
necessity to gain victualling, with sanitary conditions very precariuos, with problems to find a
job. Your one and only support was the State subsidy. Life and labour conditions were very
hard in consequence of precarious lodgings, hostile climate, low wages. Moreover, hostility
and repressive measures marked the relationship between refugees and local inhabitants. In
fact, the prejudice in a short time tooked the place of initial solidarity. It is important to
remember that this experience lasted longer the conclusion of wartime, until the second half
of 1919. Patriotic elites and municipal authorites accused the rest of population of
collaborationism towards enemy. |
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