La ricerca parte dall’esigenza di considerare le acque e l’incolto non solo come risorse naturali ed economiche (incolto produttivo), e conseguentemente come elemento importante per gli equilibri socio-economici delle società rurali, ma anche come risorse, occasioni, problemi di carattere politico nel senso lato del termine: si tratti di politica “inter-statuale” o di politica “intra-statale”, vale a dire di rapporti tra centro e periferia. Spesso infatti gli spazi incolti fungono anche da sorta di membrana-confine tra uno stato e un altro o tra diverse comunità, e lo studio dell’incolto si inserisce all’interno di più ampie discussioni storiografiche sul tema delle frontiere percepite in tutte le loro sfumature (politiche, economiche, giuridiche e giurisdizionali, naturali). Di conseguenza, analizzare la diffusione e lo sfruttamento, o la riduzione, di tali risorse significa anche esaminare le dinamiche giurisprudenziali atte a regolarne l’utilizzo.
L’analisi è stata condotta entro i confini geografici coincidenti con le terre della gronda lagunare meridionale di Venezia nel periodo storico che va dalla fine del Medioevo agli inizia dell’età moderna. Tra le parti in causa compaiono monasteri, comunità rurali ed esponenti dell’aristocrazia veneziana, variamente coinvolti – l’intreccio è sempre molto stretto – in questioni confinarie e in strategie di accaparramento delle risorse. In particolare, il peso giocato dagli enti ecclesiastici veneziani – fruitori e detentori di boschi, acque e valli – nelle controversie provocate da usi differenti dell’ambiente incolto perilagunare è importante, in un momento nel quale la rilevanza economica di questo ambiente appare crescente. Va segnalato infine che buona parte delle fonti proviene dagli archivi monastici, e ciò pone delicati problemi di metodo che vengono discussi nell’elaborato.
The present research moves from the necessity to consider from two different perspectives waters and untamed lands in the southern area of the so-called gronda lagunare of Venice (the contact area between the lagoon and mainland) from the end of Middle Age to the beginning of Modern Age. As for the first perspective is concerned, waters and untamed lands have been studied as natural and economical resources (productive untamed lands), and as an important element for socio-economical balances in rural societies. As for the second one, waters and untamed lands have been examined from a “political” point of view considering their presence in “inter-state” policies as well as in “intra-state” policies. Untamed lands frequently function as a particular form of boundary between one State and another or between different communities. Therefore, the study of untamed lands is usually part of wider historiographical debates on boundaries and borders, conceived in all their different meanings (political, economical, legal and juridical, natural). As a consequence, the analysis of the diffusion, exploitation and reduction of these particular elements involves also the analysis of the legal debates and of the dynamics which were necessary to control their use. In the geo-historical context considered in the study, acted monasteries, rural communities and Venetian aristocratic exponents, being involved at various degrees in disputes on boundaries as well as in resources hoarding strategies. Different uses of untamed lands in the area provoked controversies, in which Venetian monasteries role was very important. Holding and using woods, waters and valleys, monasteries had a growing economical importance in this period. Finally, it must be stressed that big part of the analysed sources comes from monastic archives, and this causes important methodological problems discussed in the thesis.