Abstract:
La tesi ‘Biopolitics and Territoriality in the Old City of Jerusalem’ è una tesi di ricerca sul campo nata dall’intenzione di rintracciare gli elementi necessari per analizzare la Città Vecchia di Gerusalemme come dispositivo biopolitico. Per fare ciò, è stato necessario prendere in considerazione la nozione di dispositivo sia da un punto di vista teorico che da un punto di vista prettamente storico-politico. L’obiettivo è stato quello di costruire un apparato teorico attraverso cui leggere i dati raccolti sul campo. La griglia per riconoscere teoricamente il dispositivo è stata fornita da alcune nozioni fondamentali: quella di territorialità, quale utilizzata nella geografia politica di R.D. Sack; quella di governamentalità, così come indicata da M. Foucault durante le lezioni al Collège de France negli anni ’70; quella di sicurezza, e nello specifico di sicurezza urbana e controllo, derivante dai due concetti precedenti. Lo studio, di natura multidisciplinare, è stato portato avanti seguendo due assi parallelamente: da un lato lo studio del dispositivo biopolitico e dall’altro il caso specifico delle relazioni di potere attive nella Città Vecchia di Gerusalemme. La ricerca sul campo si è svolta durante i mesi di Gennaio e Giugno 2012 presso il CNRS CRFJ Centre de Recherche Français de Jérusalem e i primi risultati della ricerca sono confluiti in un paper all’interno del quale già si delineava la struttura del lavoro di tesi e la ricerca di metodologie complementari al testo scritto utili alla rappresentazione del dispositivo. Il dispositivo biopolitico è dato da territorialità, governamentalità e urgenza di sicurezza. La Città Vecchia di Gerusalemme è un dispositivo biopolitico nella misura in cui in essa si materializzano strategie governamentali che creano relazioni di potere mirate a direzionare, bloccare, stabilizzare ed utilizzare le formazioni sociali e territoriali. Se è vero che rappresentare il dispositivo vuol dire, per dirla con Foucault, “prendere sul serio” le logiche di potere operanti così da non scambiare queste come qualcosa di dato e di casuale e così da fornire, piuttosto, valide alternative alle stesse, una parte consistente dell’elaborato è animata dalla riflessione metodologica utilizzata sul campo per raffigurare le conformazioni biopolitiche del territorio. La possibilità che il dispositivo venga riconosciuto è ciò che interessa realmente. E’ la conoscenza del dispositivo che contribuisce a creare alternative valide al biopotere. Partendo dalla costruzione di una mappa di base, con l’avanzare delle interviste e della raccolta dei dati ho rintracciato e raffigurato cartograficamente i layers utili alla lettura del dispositivo territoriale: divisione per quartieri; percorsi divisi per etnia; zone turistiche e commerciali; sistema di telesorveglianza, presenza di settlers e conseguenti zone di frizione. A completamento delle mappe, è possibile ascoltare la voce degli intervistati, attraverso ritratti fotografici ‘parlanti’, con l’indicazione della loro esatta posizione nella mappa. La conclusione dell’elaborato verte ancora su due linee parallele: da un lato l’ipotesi che la metodologia utilizzata sia uno strumento utile per la raffigurazione dei dispositivi biopolitici e per la conoscenza degli stessi; dall’altro l’ipotesi che analizzare la Città Vecchia di Gerusalemme con lo schema del dispositivo biopolitico sia una delle lenti valide possibili attraverso cui approcciare allo studio socio-territoriale del conflitto.