Abstract:
Abstract
Questo elaborato conclusivo muove dalla volontà di approfondire un saggio della studiosa Birgit Eriksson “On Common Tastes: heterogeneity and Hierarchies in Contemporary Cultural Consumption”, scritto nel 2009 e nato dalla volontà di tracciare una sorte di storia dell'analisi del gusto.
Il percorso proposto dalla Eriksson parte da Kant sino a giungere alle ricerche più attuali per quanto riguarda l'ambito statunitense, senza dimenticare il passaggio imprescindibile per chiunque voglia avvicinarsi all'analisi dei gusti e disgusti: La Distinzione di Pierre Bourdieu.
Quelle di Kant, Bourdieu e Peterson sono tre teorie apparentemente contrastanti e inavvicinabili, lo scopo di questo elaborato è stato proprio quello di proporre un confronto incrociato e valutare l'effettiva validità di ognuna di esse nell'ambito dei consumi contemporanei.
Nella mia tesi ho riproposto un riassunto per ogni autore citato dalla Ericksson: Kant, Bourdieu e Peterson.
Il primo capitolo è volto alla descrizione dei punti cardine della teoria distintiva bourdieuiana, mentre a seguire ho definito in maniera riassuntiva il pensiero filosofico di Kant, un punto di partenza necessario per poter affrontare al meglio il confronto fra le parti citate.
La teoria kantiana e quella bourdieuiana sono viste come due elementi inconciliabili, la prima rappresenta la possibilità di democratica mentre nella seconda il gusto è visto come un mezzo in grado di dividere la società in frazioni.
Richard Peterson è l'indiscusso rappresentate nell'ambito degli studi statunitensi sovracitati, i quali si sono focalizzati sull'ambito artistico e hanno realizzato una mappatura dei gusti musicali nei cittadini americani.
In base ai risultati di questa ricerca Peterson propone una terza via, non vi è né unione né una netta separazione bensì esistono sì gusti di classe differenti ma vi è anche la possibilità di una contaminazione: le preferenze delle classi dominanti non sono più relegate ai soli generi tradizionali, ma si sono ampliate sino a coprire tutto lo spettro della cultura sonora.
L'onnivorismo culturale si può difatti considerare come una sorta di ibridazione: gli intellettuali elitisti stanno espandendo i loro gusti e, conseguentemente, i loro consumi verso generi solitamente considerati di “basso livello”.
Alla luce di tutte queste teorie sorge quindi una domanda: la nuova tendenza onnivora petersoniana è indice di una futura democraticizzazione in senso kantiano o rappresenta una rinnovata forma di dominazione distintiva in senso bourdieuiano?