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La tesi è dedicata allo studio dell'attività espositiva veneziana, nel ventennio compreso tra
la Biennale del 1948 e la contestazione dell'edizione del 1968, e al rapporto dialettico che
intercorre tra le politiche espositive condotte dalle gallerie private e le scelte compiute dalle
istituzioni. Il lavoro di ricerca si basa su alcune fasi di reperimento del materiale distinte ma
complementari: la prima parte del lavoro è stata indirizzata alla ricognizione dell'attività
espositiva nel suo complesso, così come emerge dallo spoglio dei principali periodici
dell'epoca. Il risultato di questo minuzioso lavoro di ricognizione è confluito nelle due
appendici della tesi: l'appendice A raccoglie l'elenco in ordine cronologico delle mostre che
hanno avuto luogo nel ventennio preso in considerazione; l'appendice B raggnippa gli
elenchi relativi all'attività delle principali sedi espositive pubbliche e private veneziane. Nel
loro insieme, le appendici costituiscono un importante strumento di consultazione e verifica
delle scelte espositive condotte nella città lagunare, e al contempo, permettono un primo
livello di lettura dei dati acquisiti, relativo al tipo di politica espositiva condotta dalle
singole gallerie, alle predilezioni del gusto del pubblico e dei collezionisti.
Il lavoro di acquisizione dei dati condotto sui periodici del tempo è stato affiancato da un
lavoro di ricerca presso gli archivi di galleristi, critici e artisti. Dall'esame incrociato della
documentazione raccolta è emerso il tessuto connettivo di base su cui si intersecano i diversi
avvenimenti culturali del tempo; esso è costituito non solo dall'attività espositiva
propriamente detta, ma dal clima culturale, dai dibattiti, dalle polemiche e dai momenti di
confronto che animavano l'ambiente cittadino. Il quadro che ne emerge è ricco e
contraddittorio, e mostra una città continuamente in bilico tra avanguardia e tradizione, tra
vocazione internazionale e ripiegamento locale. La produzione dell'immediato dopoguerra è
caratterizzata da una volontà di ripresa dell'attività artistica cittadina e di reinserimento nel
circuito culturale internazionale . Negli anni Cinquanta l'attività espositiva è dominata dalle
scelte coraggiose di Carlo Cardazzo, sostanzialmente isolato nel panorama cittadino, ma
grande promotore del movimento spaziale, in grado di collocare Venezia a livello della
produzione artistica internazionale. Negli anni Sessanta, parallelamente all'espansione del
mercato, che influisce positivamente anche sul mercato dell'arte, la nascita di nuove e
numerose gallerie private affianca e integra l'attività condotta da Cardazzo, creando
un'autentica pluralità di offerte sul fronte dell'aggiornamento nazionale e internazionale.
Parallelamente, le scelte condotte dai privati, a volte in modo più lungimirante rispetto a
quelle delle grandi istituzioni, creano un'interessante dialettica con l'attività pubblica,
animata non solo dalla Biennale e dalla Bevilacqua La Masa, ma anche dal Centro
Internazionale delle Arti e del Costume di palazzo Grassi e dalla Fondazione Cini.
Un esame critico dell'attività artistica espressa dai soggetti privati sposta di frequente a
favore di questi ultimi l'asse culturale cittadino, mettendo in luce come la politica espositiva
condotta in tono solo apparentemente minore da sedi finora poco note fosse in grado di
anticipare, integrare e in certi casi sostituire l'attività della Biennale.
Il lavoro è stato suddiviso in cinque grandi blocchi cronologici, ciascuno corrispondente ad
un capitolo, (1948-50; prima e seconda metà degli anni Cinquanta; prima e seconda metà
degli anni Sessanta), per una più semplice gestione del materiale acquisito in fase di ricerca.
Oltre al testo critico e ai due volumi di appendici, la tesi comprende l'indice dei documenti
consultati, una selezione dei quali è riprodotta in apposite tavole illustrative, e l'apparato di
documentazione fotografica.
This unattempted research investigates the mutual relations concerning the policies in
contemporary art exhibitions promoted by Venetian private galleries and public institutions
during the two decades ranging from the first post-war edition of the Venice Biennale in
1948 to the heavily contested one in the Summer 1968.
The study rests on separate although interrelated stages in finding the concerning
documentation. A first step was devoted to examine the totality of this field as it emerges
from the sorting out of contemporary journals, with a fully detailed research which led to
the compilation of two different appendixes of the thesis: Appendix A lists in chronological
order the exhibitions held during the period considered, while Appendix B enumerates the
events organized by the main public and private art institutions in Venice. Thus, the totality
of this documentation provides an useful instrument to inquire such an activity in the
Venetian context, and makes possible at the same time a first interpretation of the art
exhibition policies practised by the galleries as well as of the taste and preferences of
dealers, art collectors and the general public.
To the data drawn from the contemporary periodicals, a second stage of research has
added more documentation found in the archives of artists, art critics and dealers. The
cross-examination of these documents reveals the 'connective tissue' to whom the cultural
events of that period interrelate, made up not only by the actual art exhibitions and events,
but also by the debates, discussions and polemics which animated the Venetian cultural
climate. Against such a background emerges a complex and conflicting picture of a city
always swinging between tradition and avant-garde, from its international bent to the
temptation of a provincial retreat.
The climate of the immediate post-war period was marked by a willingness of resumption of
the art production in Venice and its resettling into the international cultural circle. During
the 1950s the art exhibition panorama was strongly influenced by the audacious impulse
given by Carlo Cardazzo who, although isolated in the artistic environment of the city, was
instrumental in restoring the role of Venice in the international art world, passionately
promoting the "Spazialisti" movement. In the Sixties a general growth of the economy
influenced positively also the art market, promoting the birth of many private art galleries
which integrated Cardazzo's activity in the field with a multiplicity of events and relations
with both the national and international context. At the same time, the activities run by
private entities, sometimes in a more far-sighted way than the ones promoted by bigger
institutions, led to a fertile dialogue with the production of public institutions such as the
Biennale and the Bevilacqua La Masa Foundation, but also the Cini Foundation and the
Centro Internazionale delle Arti e del Costume at Palazzo Grassi.
A critical examination of these phenomena often gives the most important post in the
Venetian art field to the private subjects, and enlightens the role that the latter played in the
policy of the art exhibitions, forestalling and supplementing in many cases the cultural
activity of the Biennale.
The present study has been divided into five chronological moments, each of them
corresponding to a chapter (1948-50; early and late - Fifties; early and late - Sixties), to
facilitate an easier scrutiny of the documentation gathered in my research. Besides the
critical essay and the two-volumes appendix, the thesis includes an index of the examined
documents (a selection of them is reproduced in some plates), together with the
photographical documentation. |
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