dc.description.abstract |
II lavoro di ricerca offre l'edizione critica del commento dell'Anonimo Teologo alla Commedia, un corpo di chiose latine della prima metà del XIV secolo, esteso, con congrue differenze di forma e sostanza, ad Inferno e Paradiso.
Operazione preliminare è delinearne la fisionomia, ovvero individuare il testo, delimitandone i confini: frutto delle fatiche di un frate domenicano, come si evince da dati interni al commento e da un'esplicita dichiarazione di paternità, le chiose non hanno infatti circolazione autonoma, ma sono aggregate, nei 4 testimoni che le tramandano (integralmente, parzialmente o nella fase redazionale più tarda e contaminata), alle glosse latine dell'Anonimo Lombardo, che, cronologicamente anteriori ed estese ad Inferno e. Purgatorio, sono invece conservate in un discreto manipolo di altri codici. L'indispensabile scrematura del testo ha comportato di necessità il ricorso ai testimoni della tradizione del Lombardo, collazionati ora integralmente ora per bei selecti.
Secondariamente i 4 manoscritti (Londra, British Library, ms. Egerton 943 - Eg; New York, Pierpont Morgan Library, ms. Morgan 405 - M; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Laur. Pluteo XC Sup. 114 - A; Napoli, Biblioteca Oratoriana dei Girolamini, ms. C F 216 - Fi) evidenziano, oltre le individuali peculiarità, caratteristiche riconducibili ad una dicotomia netta: uno stemma bipartito in cui il ramo Eg/M, più fedele all'originale ed immune da gravi accidenti contaminatori, si contrappone al ramo A/Fi, risultato di un processo di contaminazione extrastemmatica. In altre parole, le due linee di derivazione stemmatica in cui si biforca la tradizione appaiono connotate da variazioni tali che impongono di editare, all'interno del ramo considerato genuino, la lezione del bon manuscrìt, ovvero Eg. Codex unicus del commento al Paradiso (interrotto a XI 68), Eg è di fatto unico testimone di riferimento anche per l'Inferno: le chiose teologiche alla prima cantica si arrestano infatti in M poco dopo il IX canto ed in A e Fi appaiano alterate nella loro fisionomia e spesso mescidate con altri materiali di ancora incerta provenienza, benché riconducibili all'alveo della contemporanea esegesi al poema.
Il testo dell'Anonimo Teologo è quindi reso secondo la lezione di Eg, corretta, solo in casi di evidente errore, ape coàicum con M, seppur con la cautela suggerita dall'età del testimone; errori banali e correzioni simultanee sono invece sanate ape ingenti. Assieme vengono proposte le chiose lombarde, di cui si fornisce la lezione di Eg con la sola correzione degli errori evidenti, sia perché la natura del manoscritto impone una resa integrale che renda conto della sua complessa formazione, sia perché la progettualità dell'Anonimo Teologo, come certifica la sua fisionomia, fa sempre i conti con quel corredo esegetico, che lo precede e che esso si propone in qualche modo di completare (i due commenti convivono infatti nei margini dei manoscritti, richiedendo di necessità continui e reciproci confronti). I criteri adottati, ispirati ad un misurato interventismo, sono un tentativo di equilibrio tra le opposte esigenze della normalizzazione e della conservazione: la prima nasce dalla considerazione che il codice è lontano dall'originale, se non per cronologia per tutte quelle 'infedeltà' grafiche e fonetiche che ne hanno alterato l'aspetto, apparentemente spogliandolo di autorità nella ricostruzione della fisionomia grafica dell'originale stesso; la seconda è in parte imposta dall'unicità del testimone.
Il manoscritto si segnala infine per quel poderoso corredo iconografico (261 miniature di scuola bolognese/padovana degli anni '30 del XIV secolo, secondo il metodo di illustrazione a scena continua), che diviene talvolta il luogo del dialogo e dell'interazione con le chiose, fino a stimolare una sorta di dibattito esegetico. L'impianto ornamentale non
ha infatti funzione decorativa o accessoria, ma esplicativa e descrittiva: nella Commedia, testo altamente figurale soprattutto nella prima cantica, questi apparati iconografici - veri e propri commenti visivi - orientano i lettori ben prima del corredo esegetico tradizionale, quello verbale, precedendolo ed offrendo una precisa chiave di lettura del testo, un sussidio interpretativo alla portata di tutti. Il progetto di stretta relazione tra Commeàa, commento e miniatura, sviluppa un rapporto collaborativo tra le due tecniche dell'interpretazione, quella iconografica e quella verbale (seriore), così che talvolta la chiosa diviene didascalia all'immagine, spiegazione del contenuto della vignetta: in Eg glosse ed immagini si rincorrono in un dialogo continuo, proponendo al lettore una chiara interpretazione del poema come testo letterario, da intendere more allegorico.
This work consists of the critical edition of the Anonimous Theologus's Commentary to the Comedy, namely a corpus of Latin glosses from the first half of the 14th century covering Inferno and Paradiso, with, however, significant differences in form and content.
As a preliminary step, I define its physiognomy; that is, I individuate the text, delimiting its limits. The text was written by a Dominican friar, as one may infer from the data within the commentary and the explicit declaration of authorship. Yet, the commentary does not have an autonomous circulation: rather, in the four witnesses that contain it (completely, partially or in the last, contaminated edition), it appears combined with the Latin glosses of the Anonymous Lombardus, which, chronologically precedent and referring only to Inferno and Purgatorio, are preserved in numerous codeces. Given the indispensable selection to which the primary text was subjected, a collation (either whole or in led select), with the witnesses of the tradition of Lombardus became necessary.
Secondly, the four manuscripts (London, British Library, ms. Egerton 943 - Eg; New York, Pierpont Morgan Library, ms. Morgan 405 - M; Florence, Biblioteca Medicea Laurenziana, ms. Laur. Pluteo XC Sup. 114 - A; Naples, Biblioteca Oratoriana dei Girolamini, ms. C F 216 - Fi) reveal, with individual peculiarities, characteristics leading to a clear dichotomy: a bipartite stemma in which the branch Eg/M -more truthful to the original and immune from serious episodes of contamination-, is opposed to the branch A/Fi that was derived from an extra-stemmatic contamination. In other words, the two lines of the stemmata appear to be characterized by variations which demand the editing of the bon manuscrit, i.e. Eg, within the considered genuine branch. Eg is not only codex unicus of the comment to Paradiso (although interrupted at XI, 68), but also the sole valuable witness for parts of Inferno. Theologus' glosses to the first cantica are limited to the beginning of canto IX in M, and in A e Fi they are clearly altered and mingled with elements of uncertain origin, though they refer to the contemporary exegesis of the poem.
The text of Anonymous Theologus is offered according to the lectio of Eg, whose evident errors are corrected ape codicum with M, whereas irrelevant mistakes and simultaneous corrections are rectified ope ingenii. In addition, I present the Eg lectio of Lombard glosses, corrected of the manifest errors, since the nature of the manuscript necessitates an integral presentation which would take into consideration its complex creation. Moreover, Anonymous Theologus intentionally and constantly refers to the preceding exegesis that he aims to complete (given that the two commentaries cohabit in the margins of the manuscripts, continuous and reciprocal comparisons are unavoidable).
In this critical edition, I adopted criteria of moderate intervention, as a mediation between the opposing necessities of both normalization and conservation. Normalization is necessary, as the codex is distant from the original, if not chronologically, then in the graphic and phonetic "infidelities" that altered its appearance and apparently deprived it from authority in the graphical reconstruction of the original. Conservation is partially due to the uniqueness of the witness.
The manuscript offers also a ponderous iconographical ornamentation (261 miniatures from 1330s of the Bolognese/Paduan school, according to the method of illustrating in continuous scenes), where the glosses converse and interact in a form of exegetical discussion. The miniatures are not purely decorative and accessorial, but are rather explicative and descriptive: the Comedy is, in fact, a figural text, particularly in the first cantica, and therefore drawings are real visual commentaries, that orient the reader before the verbal exegesis, by preceding it and offering a supplementary interpretative support. |
it_IT |