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Lo scoppio del primo conflitto mondiale determinò grandi movimenti di popolazione, forti
processi di trasformazione sociale e di ridislocazione di risorse; in questo quadro la ricerca si
propone di ricostruire la mobilitazione civile legata alle costruzioni logistiche e difensive nelle
retrovie del fronte italiane.
La guerra di posizione modificò profondamente la natura del conflitto; la lotta su un
fronte sostanzialmente statico divenne un impressionante logorio di risorse umane e materiali:
l'esigenza di alimentare in maniera continua le truppe su un fronte difficile e prevalentemente
montano impose all'esercito la costruzione di strade, linee ferroviarie, depositi, baraccamenti,
molteplici linee difensive arretrate. Il reclutamento di grandi masse di operai divenne inevitabile
per poter riuscire a compiere una scala di lavori così imponente; nel corso del conflitto vennero
così assunti circa 650 mila operai civili che lavorarono alle dipendenze delle unità del Genio
Militare per l'allestimento delle infrastrutture militari e il cui arruolamento e gestione fu affidato
al Segretariato Generale per gli Affari Civili, un organismo militare incaricato
dell'amministrazione dei territori occupati dall'esercito. La rilevanza sociale del lavoro al fronte
è data dal carattere di sbocco occupazionale che questo impiego rivestì per vasti strati popolari
privi di valide alternative occupazionali: le vantaggiose condizioni offerte esercitarono infatti un
tale potere attrattivo da attivare un consistente flusso migratorio interno verso la zona di guerra
che lo stato, tramite il Segretariato Generale, fu costretto a disciplinare in relazione alle richieste
dei comandi militari e alle diverse condizioni del mercato nazionale del lavoro.
L'impreparazione dell'esercito costrinse le autorità militari a richiamare un gran numero
di imprese private per eseguire i lavori al fronte; la disorganizzazione, i reclutamenti
indiscriminati e processi speculativi di grandi dimensioni sollecitarono una gestione diretta dei
lavori all'Amministrazione Militare: subentra così il Segretariato Generale degli Affari Civili che
emana norme di reclutamento e di gestione delle maestranze. Attraverso l'analisi dello sviluppo
di questo organismo, la pianificazione dell'emigrazione operaia verso il fronte, i problemi
incontrati per allestire una capillare rete nazionale di reclutamento, viene evidenziata la
progressiva estensione delle competenze statali e ricostruite le condizioni del mercato del lavoro
nazionale. Vengono verificate le varie situazioni di partenza locali al nord e al sud ed esaminati
alcuni aspetti di crisi nelle regioni meridionali che divennero ben presto i principali bacini di
reclutamento operaio; in questa ricostruzione emerge l'importanza economica dell'impiego al
fronte, la difficoltà di mantenere l'equilibrio della distribuzione delle risorse umane tra i vari
settori dell'economia bellica in un contesto di progressiva contrazione del mercato del lavoro. Si
sono messe in luce le difficoltà di selezione delle maestranze, le modificazioni qualitative che
intervengono nella composizione della classe operaia durante il conflitto, l'arrivo nei cantieri del
fronte di un numero crescente di operai in precarie condizioni fisiche, inadatti e privi delle
competenze professionali richieste dai comandi, tanto da condizionare sensibilmente
l'andamento dei lavori. Dalle condizioni di partenza l'analisi sugli operai si sposta sul momento
della loro immissione nei cantieri del fronte cercando di verificare gli atteggiamenti, le reazioni, i
processi di adattamento alle nuove condizioni di vita e di lavoro. L'esperienza di lavoro si
contraddistingue per condizioni difficilissime: lunghi orari, rigido controllo militare, luoghi
pericolosi, condizioni climatiche avverse, alloggi precari, continui spostamenti; la pericolosità
del lavoro è ricostruita attraverso lo studio dei casi di malattia e di infortunio, dal qual emergono
la drammatica inadeguatezza delle maestranze, la crescita della presenza di nuovi soggetti
lavoratori (giovani, donne, anziani), la tortissima incidenza di malattie polmonari e infortuni tra
le maestranze più giovani ed inesperte; la necessità di mantenere al fronte gli operai nonostante i
gravi pericoli sollecitò il varo di un innovativo sistema previdenziale ed assicurativo a carico
dello stato. Lo studio della dinamica salariale e della potenzialità attrattiva dei lavori militari
mette in risalto i risvolti strettamente "economici" di questo impiego evidenziandone criteri di
scelta, modalità di lavoro, motivazioni, atteggiamenti e anche spazi di contrattazione, di libertà e
di movimento pur in un contesto rigido e fortemente controllato. Particolare attenzione è stata
dedicata al problema della dinamica salariale, mettendo in luce la parabola discendente degli
stessi e per contrasto la crescita della quota dei cottimi per la determinazione dei salari; in questa
prospettiva viene analizzata la forte mobilità operaia determinata dalla diversità dei livelli
salariali e dalla ricerca di condizioni accettabili di lavoro e i tentativi dei comandi per limitarne i
movimenti. Tale tema ha permesso di evidenziare la persistenza di schemi di comportamento e di
atteggiamenti legati al mondo dell'emigrazione nelle maestranze veneto-friulane, la diversità
degli approcci al lavoro delle varie componenti operaie, l'importanza delle competenze
professionali per un rapporto meno conflittuale con i comandi militari. Sono stati delineati i
comportamenti operai, gli atteggiamenti di solidarietà e di diffidenza, il tempo libero, il diffìcile
rapporto tra operai e comunità locali; il conflitto portò inoltre alla ribalta il lavoro di donne e
ragazzi; nei cantieri il 40% delle maestranze era composto da giovani, dato che porta ad
ipotizzare una presenza al fronte di 40-50 mila ragazzi e rimarca il forte contributo di questa
categoria allo sforzo bellico. Vengono quindi esaminati problemi, difficoltà, dinamiche familiari
e conseguenze del loro impiego nei canteri del fronte. L'impiego dei civili fu caratterizzato da
un'impronta fortemente autoritaria e coercitiva; è stata posta particolare attenzione al rapporto
tra operai e comandi militari, mettendo in luce la crescente militarizzazione, la disciplina nei
cantieri, gli atteggiamenti di ostilità e di brutalità da parte degli ufficiali. Le avversità ambientali,
i tiri delle artiglierie, gli arbitri dei comandi, lo sfruttamento, la discriminazione politica furono
problemi che sollecitarono continuamente gli operai e permettono di delineare la progressiva
radicalizzazione delle maestranze: sono state analizzate varie forme di protesta e di sciopero che
si manifestavano in particolare quando gli operai erano costretti a lavorare sotto il fuoco nemico,
le condizioni di lavoro erano disagiate o si rivendicavano salari più alti e un migliore
trattamento. Con il peggiorare delle condizioni la protesta divenne marcatamente politica: in
questo senso è stata messo in risalto lo sfondamento di Caporetto, interpretato come momento di
rottura di un sistema insostenibile. Lo studio ha ricostruito il quadro complessivo dei lavori
militari condotti la fronte evidenziando l'importante ruolo dei lavoratori civili nella costruzione
delle molteplici linee difensive, di una grande rete stradale, dei servizi logistici, dei lavori
idraulici, ferroviari ed infrastrutturali. Lo sviluppo dei lavori militari viene esaminato in
relazione alle necessità, alle varie fasi del conflitto e alle peculiarità geografiche del fronte.
L'analisi del caso del fronte orientale mette in luce l'enorme mole di lavori svolta dagli operai
nell'allestimento delle difese, la complessità del sistema difensivo del principale fronte di
combattimento, le relazioni tra lavori ed offensive, le difficoltà degli operai, indicando ulteriori
elementi per una comprensione della debolezza del fronte nel settore dell'Alto Isonzo, sfondato
nell'ottobre del 1917. Sono stati messi in luce i problemi legati alla bassa produttività degli
operai e il tentativo di avviare processi di razionalizzazione del lavoro.
La parte conclusiva della ricerca è incentrata sull'ultimo anno di guerra; viene localizzata
l'attenzione sulla radicalità dello sforzo di resistenza dopo la ritirata, la ricostruzione di un nuovo
fronte, il progressivo peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro che innescò con la fine
del conflitto una forte conflittualità volta a rivendicare un nuovo assetto economico e sociale
dopo i sacrifici del periodo di guerra. Emerge come l'esperienza bellica abbia contribuito alla
formazione di nuovi assetti: mentre tra le maestranze determinò una rapida sindacalizzazione
operaia e la creazione di una coscienza politica, a livello istituzionale rafforzò il ruolo e la
centralità dello stato, sollecitando una nuova politica "sociale".
The research analyzes the labour conditions of civil workers recruited by Italian Military Engineers
during the first World War. This mobilization is tied up to the logistic and defensive constructions
in the zone behind front and it is inserted in the context of the economic, structural and social
modifications produced by the war event. The trench warfare modified deeply the nature of the war,
it became a strain of human and material resources on a very difficult front. It was necessary to
construct roads, railways, depositories, winter barracks and war material. Moreover the construction
of withdrawn defensive lines required the recruitment of big masses of workers; about 650.000
workers were recruited during the war. The modifications of the labour market (caused by the
economic pre-war crisis and by the call to arms) transformed the economic situation. In this contest
the study analyzes the recruitment of worker masses, the defensive and logistic works realised in the
zone behind the front, life and job conditions, the economic and social repercussions of this
mobilization. The first part of the research presents the improvisation of the Italian army to face
new logistic necessities, task initially entrusted to the private building contractors whitch turned in a
speculation and in an increase of the confusion and the disorganization. So, the military
administration started to organize and manage on its own the recruitment of manpower inside the
country. It issued rules of employment and imposed a strong regulation of the flows of manpower
toward the front. Through the analysis of the labour market and the recruitment has been underlined
the different incidence of the recruitments on the Italian regions, the reasons of a local
unemployment, the economic importance of the job opportunity behind the lines, the social and
economic repercussions of this employment on the zones of departure, difficulties to maintain an
equilibrium of the distribution of the human resources. Young people and women worked very hard
behind the lines; they were mobilized by a series of special military provisions. The selection of
manpower became very difficult: an increasing number of not very healthy workers arrived in the
yards; moreover many of them were so unskilled that the productivity decreased. The development
of the military works (roads, railways, trenches and fortifications) is analyzed throughout wartime
in relationship to logistic and military necessities and geographical peculiarities of the front. The
case of the Eastern front shows the enormous massive structure of fortifications built by troops and
civilian workers, the complexity of the defensive system, the difficulty of the workers, the weakness
of the front in the Isonzo zone, that was broken down in the October of 1917. Life and labour
conditions in the yards were very hard: long working hours, strong military control, dangerous jobs,
hostile climatic conditions and precarious lodgings. Shelling and bombing marked the working
experience on the eastern italian front. Italian southern workers were unable to adjust themselves to
new surrounding and war circumstances. The analysis of a significant number of cases of accident
shows the dramatic consequences of work in youngest and oldest workers. The wage dynamics
underlines the descending parable of the wage levels; workers moved looking for higher wages and
safe labour conditions, showing different cultural approaches and the importance of migratory
experience in choosing chances of work. An authoritarian and coercive discipline, brutality and
hostility marked the relationship between military commands and civil workers. Labour conditions
(low wages, work under enemy fire, bad lodgings) caused strikes and struggle, and workers' protest
became political. The defeat of Caporetto shows how workers were tired of war and refused this
unbearable situation. The closing part of the research presents the last year of war and the problems
of the post-war period, focusing on resistance after the dramatic retreat, the reconstruction of a new
front, the intense exploitation of female and juvenile workers. The post-war reconstruction was
signed by social and political unrest, occupational, sanitary and alimentary difficulties and by the
will of a new social and economic order after war sacrifices. The experience of war created a
political conscience in the workers, developed trade unionism and new migratory politics. |
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