Figura tra le più interessanti e controverse nel panorama artistico veneziano del Cinquecento, Giuseppe Salviati – pittore di origine toscana, attivo in laguna tra quinto e settimo decennio – non è mai stato oggetto di grande attenzione da parte degli studi storico artistici. Attraverso l’utilizzo di nuova documentazione in parte inedita e il recupero di fonti finora trascurate, questa ricerca ripercorre le sue vicende biografiche e professionali, mettendo in luce i principali aspetti che caratterizzano la sua carriera artistica: l’imitazione raffaellesca che ne connota la prima stagione (1540-1555 circa), e l’impegno intellettuale a fianco di personalità di spicco del mondo accademico veneziano che scandisce la sua piena maturità (1555-1575 circa). I primi due capitoli analizzano quindi alcune importanti imprese pubbliche realizzate da Salviati durante i suoi primi anni a Venezia, evidenziando tra l’altro il ruolo svolto dal patriziato nella promozione del suo linguaggio pittorico, ricco di echi romani e di reminiscenze raffaellesche. La sezione centrale è interamente dedicata all’analisi del soffitto della Libreria Marciana, di cui viene avanzata una nuova proposta di lettura delle immagini e del loro contenuto, suggerendo un possibile contatto con le istanze di rinnovamento culturale promosse dall’Accademia Veneziana. L’ultima parte si occupa infine dei rapporti stretti con alcuni importanti letterati e umanisti di questo periodo, da Ettore Ausonio a Jacopo Contarini, e si conclude con uno studio approfondito del codice marciano 5094, che raccoglie le indagini di astrologia e fonetica compiute dal pittore nell’ultima fase della sua carriera. Quanto emerge in particolare da quest’ultima sezione è il profilo di un vero e proprio peintre savant, che per molti versi anticipa una categoria umana e sociale che sarà caratteristica soprattutto dell’universo culturale seicentesco.
Despite being one of the most interesting and controversial characters in the grand sweep of artistic activity in Venice during the Cinquecento, the painter Giuseppe Salviati – Tuscan by birth but active on the lagoon between the 1550s and 1570s – has never been the subject of major attention in studies of art history. By using new documentation, part unedited, and retrieving sources that hitherto have been neglected, this research retraces his life and professional dealings, shedding light on the principal features that characterise his artistic career: the imitation of Raphael that marks his first phase (c. 1540-1555); the intellectual commitments and prominent position in the world of Venetian scholarship that accompany his full maturity (c. 1555-1575). The first two chapters examine some of the significant public commissions executed by Salviati during his first years in Venice, providing evidence among other things for the role taken by the patrician class in the promotion of his pictorial language, rich in echoes of Rome and reminiscences of Raphael. The central section is entirely dedicated to an analysis of the ceiling of the Libreria Marciana and proposes a new reading of its images and their content, suggesting a possible connection with the cases made for cultural renewal by the Accamedia Veneziana. The last part concentrates on Salviati’s close relationship with notable men of letters and humanists in the period, from Ettore Ausonio to Jacopo Contarini, and concludes with a detailed discussion of Cod. Marc. It. IV, n. 30 (5094), which includes the astrological and phonetic studies undertaken by the painter in the latter years of his life. What emerges in particular from this final section is the profile of a true peintre savant who, in many ways, anticipated a social category that would become characteristic of the cultural universe of the Seicento.