Abstract:
Attraverso l’analisi dei tre concerti per oboe e orchestra di Bruno Maderna si assiste alla trasformazione dei materiali musicali in elementi narrativi: un “teatro della forma” allestito sul dualismo holderliniano che contrappone la sfera individuale a quella collettiva. I parametri strutturali oggettivi, abbinati alle peculiarità strumentali - e umane - che intervengono in ciascuna interpretazione, rientrano in un progetto di “opera aperta” in continua evoluzione, in cui agisce ampiamente la componente aleatoria. Nella reinvenzione della forma-concerto Maderna sceglie l’oboe, moderno aulos, come emblema del canto perduto e affermazione di «melodia assoluta».