Abstract:
Questa ricerca è incentrata sul ruolo pionieristico di Gérard Zlotykamien (Parigi, 1940) come street artist, ancora poco studiato, soprattutto in Italia. Attraverso l’esperienza della persecuzione ebraica da parte del nazismo e fascismo in Europa, Zlotykamien ha sviluppato un linguaggio visivo unico e ha intrapreso un percorso di rifiuto dei sistemi istituzionali dell’arte contemporanea, culminato nella scelta drastica di abbracciare il contesto urbano come spazio d’azione artistica, fin dal 1963. La tesi si articola in tre capitoli che, idealmente, rappresentano il passato, il presente e il futuro di Zlotykamien. Il primo capitolo esplora le vicende biografiche all’origine del trauma esistenziale che ha spinto l’artista verso l’arte, analizzando la creazione del suo vocabolario visivo, caratterizzato in particolare da figure antropomorfe allucinate, testimoni della follia umana. Il secondo capitolo si concentra sulla sua produzione, esaminando la poetica, i luoghi, i supporti e gli strumenti da lui utilizzati, insieme alle principali serie realizzate nel corso della sua carriera. Il terzo capitolo propone una ricostruzione plausibile delle ragioni per cui uno dei primi artisti nella storia dell’arte urbana ad aver adottato la bomboletta spray rimanga quasi completamente sconosciuto al di fuori della sua città natale e analizza come la recente acquisizione delle sue opere da parte del Centre Pompidou potrebbe rilanciare il suo nome.