Abstract:
La presente ricerca trae spunto dalle dichiarazioni raccolte in un’intervista a Eugenio Montale nell’ambito di un progetto di conversazioni radiofoniche confluito nel 1951 nella pubblicazione Confessioni di scrittori (Interviste con se stessi) per la Collana Quaderni della radio: «Avendo sentito fin dalla nascita una totale disarmonia con la realtà che mi circondava, la materia della mia ispirazione non poteva essere che quella disarmonia. […] Ritengo si tratti di un inadattamento, di un maladjustement psicologico e morale che è proprio a tutte le nature a fondo introspettivo, cioè a tutte le nature poetiche». La lente attraverso la quale il poeta apprende e rielabora la realtà risente di un disadattamento esistenziale che proietta una visione di «totale disarmonia» nell’universo che lo circonda. Paradossalmente, quella disarmonia diventerà l’oggetto principale degli allestimenti poetici montaliani e insieme strumento di riscatto personale, argine al male di vivere e ricomposizione di una bellezza imperfetta nei testi della sua produzione artistica. Ovunque nelle opere esaminate, oggetti, paesaggi e persone sono trasfigurazioni della poesia e del suo carattere salvifico. Ridotta a simbolo, nascosta sotto vesti metaforiche e mai esibita o confessata apertamente, la poesia è il referente unico dell’opera dello scrittore premio Nobel e quel senso di «maladjustement» esistenziale lungi dall’essere un ostacolo sarà la risorsa principale con la quale nutrire l’anima dell’artista.