Abstract:
Le Silvae sono una raccolta di trentadue componimenti del poeta latino Publius Papinius Statius, suddivisa in cinque libri. I primi quattro vennero pubblicati tra il 92 e il 95 d.C.; mentre l’ultimo uscì postumo nel 96 d.C. a opera di un editore anonimo. Esse rappresentano per Stazio dei carmi ‘leggeri’ e di minore impegno attraverso i quali esercitare liberamente la sua immaginazione poetica, nei ritagli di tempo in cui discosta l’attenzione dall’epica. Si tratta di poesie estemporanee che si caratterizzano soprattutto per la loro immediatezza compositiva, al punto che la genesi di ciascun componimento si esaurisce entro il limite massimo di un paio di giorni.
Ogni poesia – composta secondo occasioni e scopi differenti e dedicata a persone che facevano parte della cerchia sociale del poeta sia direttamente (in qualità di amici o di familiari), che indirettamente (come l’Imperatore) – permette di gettare uno sguardo vivido e dettagliato sulla società della Roma di età flavia, immersa, almeno a livello dell'élite, nell'agiatezza e nel lusso, nonché nei diletti intellettuali. Alcuni di questi versi – di natura perlopiù encomiastica – vengono dedicati a figure femminili. Tra queste donne, spiccano, in particolare, le figure di Violentilla (I, 2), moglie del poeta Lucio Arrunzio Stella; di Polla Argentaria (II, 7), moglie del poeta Lucano; di Claudia (III, 5), moglie dello stesso Stazio; di Priscilla (V, 1), moglie del liberto imperiale Abascanto. Nei loro confronti Stazio mostra una sensibilità particolare perché le ritiene degne di un omaggio poetico in virtù delle loro qualità morali, conformi a quel codice etico e comportamentale – una sorta di mos maiorum femminile – che ogni donna romana doveva seguire, incarnando così ideali di virtù e di devozione familiare.