Abstract:
La tesi intende analizzare il tema del reframing delle immagini considerando l’arco temporale dagli
anni Ottanta a oggi, focalizzandosi sulle modalità con cui i tre artisti considerati sfruttano le formule
visive esistenti come potenziale creativo per generare nuove narrazioni, declinando tale meccanismo
di rilettura negli ambiti della pittura, della scultura e della performance.
In primo luogo, viene analizzata l’opera di Marlene Dumas, la quale, impiegando un modus operandi
definito “di ritorno”, dipinge figure umane a partire da un repertorio visivo che viene rielaborato
attraverso la fluidità gestuale del mezzo pittorico. I soggetti che si incontrano nelle sue opere
esistevano già in passato e vi fanno ritorno, continuando la loro vita.
In seguito, si considera l’arte di Urs Fischer in relazione al mezzo scultoreo e in particolare all’uso
della cera, materiale effimero e organico, con cui l’artista rende le sue opere soggette al mutamento
di forma e di significato.
Infine, compiendo l’ingresso nella sfera dell’arte performativa, si dedica l’attenzione alle opere di
Alexandra Pirici. Nei suoi lavori, l’immaginario visivo di cui è costellata la storia dell’arte diventa
vivo, corporeo, incarnandosi nella gestualità dei performers che mettono in scena ongoing-actions,
cioè azioni che si riconfigurano di continuo, rendendo l’opera impermanente.
Un fil rouge percorre il lavoro degli artisti presi in considerazione: la rielaborazione di un repertorio
visivo. L’opera d’arte diventa materia viva, rimodellabile all’infinito. Le loro opere presentano
confini sfumati, non intendono affermare concetti definitivi e permanenti, ma lasciare latente un
potenziale semantico inesauribile.