Abstract:
Il percorso intertestuale tra Emilio Villa [1914-2003] e Andrea Zanzotto [1921-2011] si orienta qui in direzione ermeneutica: lo studio comparato delle prime opere poetiche muove sì da un parallelismo cronologico e stilistico, ma verte specialmente sull’incidenza tematica. In particolare, una volta rintracciate le prove documentarie e lessicografiche di questo contatto, si segue la doppia traiettoria di uno spazio prima filtrato da una retina analogica e figurale, poi rifranto dal punto metonimico e/o etimologico di fuga. Nell’ordine, prospezioni critiche e consuntivi storici rivelano la bidimensionalità di un «mirifico disegno» del reale (Adolescenza [1934]-A che valse? [1938-1942, ed. 1970]), la cui tela ermetica (Oramai [1947]-Dietro il Paesaggio [1951]) è presto forata da «spiragli, crepe, filiture» formali (cap. I); sulla scia di interiezioni, iterazioni, interrogativi e altri balbettii (Sì, ma lentamente [1941-1954]-Vocativo [1957]), si vede quindi un significante sempre più ipertrofico (E ma dopo [1950], 22 cause + 1 [1953]-IX Ecloghe [1962]) tentare un salto referenziale al di là del «vuoto» semantico che incombe sul «paesaggio» (cap. II). Infine, l’attraversamento bidirezionale di una galleria di immagini naturali e la sua iscrizione al panorama letterario permettono di illustrare come due linee idiomatiche – dunque, personalissime – di figurazione (17 variazioni [1955]-La Beltà [1968]) intersecano gli sperimentalismi contemporanei, protendendosi oltre (cap. III).