Abstract:
Nel 1960 la Rai in collaborazione con il Ministero della Pubblica Istruzione realizzò il programma televisivo Non è mai troppo tardi. Il prodotto mirava all’alfabetizzazione degli adulti italiani analfabeti, ancora in quantità cospicua. Al fine di risolvere il problema, si puntò sul potente influsso della televisione, combinato con il carattere coinvolgente del conduttore. Il maestro elementare Alberto Manzi, infatti, seppe attrarre un pubblico di proporzioni assai vaste verso un percorso di apprendimento volto innanzitutto all’acquisizione delle abilità di letto-scrittura.
Nell’elaborato di tesi è proposta un’analisi sul modello di lingua utilizzato e insegnato da Manzi nella trasmissione. Nelle puntate, egli si rivolgeva all’uditorio usando la lingua italiana, presentando così un tipo di italiano standard che divergeva dai dialetti della penisola. Di fronte ad un pubblico adulto analfabeta che si esprimeva ancora nel proprio dialetto regionale, il maestro insegnò loro le basi della lingua italiana. Tale processo educativo ebbe risultati mai esperiti nella scuola di quegli anni.
Nello studio linguistico si esamina soprattutto il tipo di lessico preso in considerazione dal conduttore e la pronuncia da lui utilizzata. Inoltre, si discute sulla rilevanza della riflessione metalinguistica presentata agli apprendenti. L’aspetto linguistico è infatti alla base dell’azione didattica perseguita da Manzi, tenuto conto dello scopo di alfabetizzazione cui si aspirava.