Abstract:
La fornitura del servizio idrico in Italia è stata a lungo caratterizzata da un modello di gestione a carattere municipale, il quale prevedeva l'affidamento in favore dei Comuni.
Tuttavia, l’emergere di rilevanti inefficienze specialmente in termini di volume di perdite idriche, lo scarso coordinamento tra livello centrale e locale, la presenza di rilevanti asimmetrie informative tra Autorità e gestore, assieme ad uno scarso livello di investimenti ed al verificarsi di gravi episodi di corruzione, hanno dato vita ad un generale clima di sfiducia nei confronti degli enti pubblici, tanto da favorire il ricorso alla privatizzazione del settore, seppure attraverso una normativa non sempre chiara e trasparente.
Secondo quanto affermato dai sostenitori della gestione privatizzata dell’acqua, tale processo favorirebbe l’introduzione di capitali privati, necessari a compiere le dovute opere di manutenzione sulle infrastrutture idriche preesistenti ed a sostenere la realizzazione di nuovi impianti.
Inoltre, sarebbe incentivata la competizione tra le società coinvolte, con il risultato di ottenere forti riduzioni delle tariffe ai consumatori ed una qualità migliore dell’acqua.
L’analisi dei servizi idrici svolta dal Co.N.Vi.Ri. e lo studio delle principali società operanti nel panorama italiano, confrontate con quelle europee, consentono di dare una significativa valutazione sullo stato di salute del settore.
Inoltre, uno sguardo alla realtà britannica e francese consente di formulare delle concrete aspettative su quelli che potrebbero essere gli effetti qualora il processo di privatizzazione dell’acqua dovesse definitivamente affermarsi nel territorio italiano.
L’interpretazione dei dati raccolti consente di dare alcune risposte ai dubbi ed ai timori maturati dall’opinione pubblica, fortemente critica sull’operato dei privati sia per quanto concerne la problematica legata all’indesiderato aumento delle tariffe, sia per quanto riguarda il livello effettivo degli investimenti portati a termine con successo.