Abstract:
L’arte per molto tempo ha messo in luce il tema della bellezza, ricordando il testo di Umberto Eco Storia della bellezza, attraverso le sue forme ha la finalità di esorcizzare sotto un velo la ferita e la morte. A partire dalle avanguardie storiche le categorie del bello e del terribile si ribaltano e nelle seconde avanguardie gli artisti indagano la presenza della morte, i segni e le ferite come in: Hannah Wilke (le foto della madre e gli autoscatti durante la malattia); Ian Breakwell (diario della sua malattia terminale Parasite and Host), Urs Fischer (scomparsa del corpo punto d’arrivo delle rappresentazioni della mortalità, Ficsher con le sue candele giganti che si sciolgono) Breda Beban (I lay on the bad waiting for this heart to stop beating), Jo Spence (fotografie sul cancro). Vi sono opere artistiche dedicate alla morte e alla ferita della collettività: Felix Gonzalez-Torres (untitled: pathos di un letto vuoto per evocare i morti di AIDS), Hans Haacke (GERMANIA, metafora della storia nazionale tedesca a metà tra martirio e difficile risurrezione), Alberto Burri (i sacchi di juta e il cretto di Gibellina, opera che incorpora le macerie della città distrutta dal terremoto). Queste esperienze artistiche danno voce al tabù della morte, evocando una nuova forma di bellezza, atto ad nuova elaborazione del trauma. In particolar modo Freud mette in luce come l’elaborazione del lutto/trauma segue: dimenticanza, liberazione dall’oggetto e una nuova focalizzazione della libido su un nuovo oggetto. Recalcati evidenzia come nell’arte c’è una mancata elaborazione del lutto. L’arte ripete in modo indelebile l’evento del trauma, l’arte incorpora e ospita la ferita rivelandone una bellezza della ferita sublimata a poesia.