Abstract:
Più o meno velatamente i giardini sono presenti in modo trasversale alla storia dell’uomo e con loro, forma reale e storica di una idealità, è presente anche il giardino nel suo senso teorico. A lungo il pensiero occidentale ha concepito il rapporto tra Natura e Cultura come intrinsecamente dicotomico, e in ciò risiede l’origine dell’atteggiamento di sfruttamento intensivo ed estensivo del pianeta terra da parte delle civiltà europea e nordamericana, atteggiamento che ha portato alla teorizzazione di quella che viene definita era dell’“Antropocene”. La consapevolezza della forza alteratrice della comunità umana, tale da poter essere equiparabile ad una forza geologica, ci richiede di agire. Nella ricerca di una possibile risposta alle problematiche ambientali gli studi antropologici delle comunità indigene sudamericane e australiane si rivelano fruttuosi, tuttavia, i presupposti ontologici e teorici di base differiscono ampiamente dal contesto occidentale, va cercato, quindi, uno spunto non eteronomo alla cultura di questo che sappia condurre, secondo le proprie stesse basi, ad un discorso realmente ambientalista. Il locus del giardino, nella sua specificità di spazio contemporaneamente culturale e naturale, soggettivo ed oggettivo, costituisce il terreno di prova per una possibile svolta ambientale complessiva della cultura occidentale.