Abstract:
La parola “concorso” non è certamente estranea alla storia dell’arte moderna, e sfogliando persino i manuali sulla pittura veneziana del XVI secolo, è possibile riscontrare più volte l’uso di questa espressione. Nonostante si tratti in qualche caso di eventi ben noti e lungamente studiati (si pensi al concorso di Tintoretto a San Rocco del 1564, o ancora al caso della perduta pala di Tiziano con l’Uccisione di San Pietro Martire), sembrerebbe esserci una sistematica lacuna sulle generalità del fenomeno: perché nascono, in che modo, e come si sviluppano i cosiddetti concorsi di pittura nel corso del XVI secolo a Venezia? Partendo da queste domande di ricerca, ho voluto porre le premesse per un lavoro volto a gettare nuova luce sulla questione. Ripercorrendo il saggio di Vincent Delieuvin e Jean Habert del 2009 su questo tema, in cui gli autori fanno il punto sugli studi riguardo alla dozzina dei concorsi noti ed accreditati a Venezia nel Cinquecento, ho scelto di focalizzarmi sul caso studio della Scuola Grande della Carità, dove ben tre concorsi di pittura vennero indetti nel XVI secolo. Ho approfondito le ragioni e le scelte che stanno alla base di questa prassi, e sulla scorta di molti documenti inediti, ho potuto giungere a nuove conclusioni sull’argomento che obbligano a un ripensamento generale della questione.