Abstract:
La tesi propone una ricognizione critica dell’opera dell’architetto Carlo Scarpa in rapporto con il paesaggio e la soggettività. La ricerca prende le mosse da tre principali interrogativi: che cos’è il paesaggio per Carlo Scarpa? Qual è la relazione tra le architetture scarpiane e il paesaggio? Attraverso quali modalità percettive ed esperienziali si articola tale rapporto?
L’indagine prende le mosse da una lettura dell’architettura di Scarpa in relazione al sito e al paesaggio circostante a partire dalla ricostruzione della riflessione sul tema nell’Italia degli anni Sessanta e Settanta, evidenziando come tale rapporto si riscontri negli aspetti fisici, qualitativi, culturali e temporali del paesaggio presenti nei progetti scarpiani.
In seconda istanza, lo studio delle relazioni tra spazio costruito e topografia permette un’analisi approfondita degli episodi percettivi proposti nelle architetture scarpiane, le cui dimensioni paesaggistiche vengono inoltre indagate sia in chiave storica, sia in chiave filosofica attraverso i principali contributi dell’estetica delle atmosfere di Gernot Böhme e dell’estetica ambientale di Arnold Berleant.
Ponendo l’accento sulla centralità del soggetto nella fruizione dell’opera di architettura, si esaminano infine tre casi studio, quali il Giardino delle Sculture, la Fondazione Querini Stampalia e la Tomba Brion. L’analisi specifica e comparata dei tre progetti mira a proporre il paesaggio come chiave di lettura unitaria del lavoro di Carlo Scarpa, così da inserirsi in una prospettiva di ricerca ancora poco consolidata.