Abstract:
Il Fākihat al-Khulafā’ wa-Mufākahat al-Ẓurafā’ di ʿArabšāh (Damasco, 1389 - Il Cairo, 1450) è certamente da considerare fra le opere neglette del panorama letterario arabo di età post-classica. Destinato a vivere nell’ombra tanto dell’opus magnum dell’autore (una biografia di Tamerlano destinata a fare la scuola della storiografia timuride), quanto di ben più celebri opere del filone degli specula princeps – prima fra tutte, il Kalīlah wa-Dimnah di Ibn al-Muqaffaʿ -, il testo è, salvo alcune rare eccezioni, sostanzialmente rimasto oscuro alla critica moderna. Pur tuttavia, l’incuranza di oggi si contrappone nei fatti con la straordinaria diffusione che l’opera ha avuto dentro e fuori i confini del Dār al-Islām in epoca storica, pretesto che è stato qui utilizzato per invitarci a riconsiderare la portata del Frutto dei califfi una seconda volta.
Il presente lavoro di tesi ha come obiettivo quello di fornire una traduzione di alcuni passi del Fākihat, come saggio precedente un’augurabile versione completa dell’opera. Il primo capitolo intende analizzare il testo-sorgente nelle sue caratteristiche principali - linguistiche quanto testuali - con un particolare accento sull’apparato critico, ecdotico e variantistico delle proprie fonti. Necessario sarà, inoltre, tracciare un ritratto dell’autore e del quadro storico-culturale sul quale si snoda la sua produzione letteraria, al fine di poter meglio comprendere le dinamiche intrinseche ed estrinseche alla stesura del testo. Il secondo capitolo presenta la traduzione di alcuni passi del capitolo sesto dell’opera, preceduta dal testo in originale. Nel terzo capitolo prende forma un’analisi traduttologica nella quale verrà commentato il lavoro svolto in relazione al processo traduttivo, alla gamma delle problematiche riscontrate e alle soluzioni tecniche adoperate per risolverle. Chiude l’elaborato un’analisi testuale dei passi già tradotti, con una breve riflessione sul ricorso all’elemento panegiristico all’interno dell’opera.