Abstract:
L’Asia, assieme ai territori del Medio Oriente, è sempre stata oggetto di interesse e fulcro delle inchieste giornalistiche. È possibile leggere ogni giorno un titolo riguardante una nuova evoluzione dei conflitti che assediano e logorano i suoi popoli. Il ruolo del giornalista che si occupa di guerra non è solamente quello di riportare la verità dei fatti, o di rivelare le cause che hanno portato alle ostilità tra gli avversari: essere inviati di guerra significa infiltrarsi tra i soldati, spesso temendo per la propria vita, percorrere le stesse strade della gente comune, comprendendo il loro dolore e la loro sofferenza in quel clima di instabilità. A partire dal XX secolo, soprattutto dalla seconda metà, sono stati numerosi i giornalisti che hanno deciso di intraprendere la carriera dell’inviato di guerra. Tra questi hanno attirato particolarmente l’attenzione anche nomi femminili. L’obiettivo di questo elaborato è quello di evidenziare il valore che alcune reporter hanno dimostrato nello svolgere il loro lavoro alla ricerca della verità, anche scomoda, nei paesi in cui i conflitti armati hanno messo in ginocchio intere popolazioni per anni, e che ancora continuano a farlo. Il punto focale di questa indagine è quello di dimostrare come l’accostamento donna-guerra non sia da sottovalutare in quanto le coraggiose giornaliste che hanno voluto imbarcarsi nell’impresa, tutt’altro che semplice, del reportage di guerra, hanno dovuto affrontare numerosi ostacoli, a partire dai pregiudizi che le ritraevano inadatte per tale missione, fino ai pericoli presenti nei paesi oggetto delle loro inchieste.