Abstract:
Il presente elaborato è basato sul metodo sperimentale, il quale include la conduzione di un esperimento concernente l’intercomprensione di due lingue appartenenti a famiglie linguistiche differenti, quali la lingua italiana e quella russa. Con intercomprensione si intende un approccio plurilingue nell’insegnamento di una lingua straniera; difatti, l’intercomprensione converte il multilinguismo in plurilinguismo dal momento che si crea un’interconnessione tra le lingue, non solo dal punto di vista dell’individuo ma in relazione alle dinamiche naturali di acquisizione di una lingua straniera. Le competenze plurilingue e pluriculturali si riferiscono all’abilità dell’uso delle lingue al fine di intraprendere delle conversazioni e fare parte di un’interazione multiculturale, dove una persona vista come agente sociale possiede le competenze di diverso grado in varie lingue ed esperienze di culture diverse. In quest’elaborato viene data una panoramica dell’intercomprensione a 360 gradi, con ciò si intende che verranno incluse le basi primordiali dell’acquisizione di una lingua straniera, riportando le affermazioni di diversi studi concernenti i benefici di cui possiamo godere grazie all’apprendimento di una lingua, come ad esempio il fatto che esso possa apportare copiosi miglioramenti al cervello a qualsiasi età. Difatti, una persona bilingue attiva entrambe le aree del cervello in modo inconscio ed automatico, per questo motivo allenando tale capacità, il nostro cervello trae benefici non soltanto in termini linguistici quanto in concentrazione. Parlare diverse lingue, come affermano studi di neurolinguistica, porta non solo ad uno sviluppo mentale ma allena la memoria, le nostre capacità interpersonali, abilità metalinguistiche e può addirittura ritardare o annullare l’avanzare del morbo di Alzheimer. Un’Europa di poliglotti non è un’Europa di persone capaci di parlare fluentemente diverse lingue, ma di persone capaci di comunicare ognuno parlando la propria lingua e capendo quella dell’altro. (Eco U., In Search of the Perfect Language, 1995).
Questa citazione rappresenta perfettamente il nucleo dell’intercomprensione, infatti, come enunciò anche Doyé: “l’intercomprensione è una forma di comunicazione in cui ogni persona parla la propria lingua e capisce quella dell’altro” (Doyé, 2005: 7). Ciò significa che si includono le strategie recettive per una competenza parziale, o in altre parole, la comunicazione avviene sia in modalità orale che scritta ma si esclude l’uso produttivo dell’altra lingua, dunque quella del nostro interlocutore. Ricordiamo anche che un approccio già ampiamente introdotto nelle scuole, il CLIL, si sposa perfettamente con l’intercomprensione in quanto si tratta di ricezione passiva delle materie, per questo la focalizzazione degli studenti si sposta più su ciò che viene insegnato, dunque la materia trattata, l’argomento, mettendo in secondo piano il metodo di erogazione, favorendo quindi un’acquisizione passiva della lingua, ovvero lo stesso principio di cui si avvale l’IC.