Abstract:
La presente tesi si focalizza sulla concezione dello spazio nella prosa realista tedesca. In particolare, centro dell’analisi sono la novella “Die Judenbuche” (1842) di Annette von Droste-Hülshoff e il romanzo “Die Akten des Vogelsangs” (1896) di Wilhelm Raabe, convenzionalmente collocati, rispettivamente, nella parte iniziale (Frührealismus) e in quella matura dell’epoca realista (Spätrealismus). Partendo da un contesto storico-letterario, necessario per un orientamento all’interno della macrocategoria del realismo tedesco e già incentrato in configurazioni spaziali tipiche di questo periodo, il presente lavoro si apre su due capitoli centrali di analisi delle due opere, il cui approccio metodologico è la teoria semiotica di Jurij M. Lotman: particolare attenzione viene data, nello specifico, al concetto di confine e del suo superamento. A partire da queste considerazioni, l’ultimo capitolo si concentra su due figure centrali delle opere prese in esame, ossia Friedrich Mergel e Velten Andres, confrontandole sulla base di schemi ricorrenti nel panorama realista tedesco e rilevanti in prospettiva di un’analisi degli spazi, come il rapporto tra milieu e morale e i concetti di “Verschollenheit”, la scomparsa di una persona, e “Heimkehr”, ossia il ritorno a casa. L’obiettivo centrale della tesi è il tracciamento di una linea che unisce inizio e fine dell’epoca realista, indagando se e in che modo modelli spaziali ricorrenti mutano.