Abstract:
Con questa tesi si vuole indagare come il femminile viene descritto, interpretato e rimodellato nelle opere di fantascienza create da donne nel Giappone moderno e contemporaneo. L’introduzione offre un’ampia panoramica sul genere in sé; dai primi sviluppi durante la Restaurazione Meiji, al periodo di declino fino alla nascita di nuovi sottogeneri e la creazione di visioni postumane. Sin dall’inizio il lettore è in grado di accorgersi di una particolarità relativa alla fantascienza, di un vero e proprio dilemma a oggi irrisolto: è un genere creato da uomini per soli uomini? (Fernbach, 2000). Citando discorsi del movimento femminista (Klemperer-Markham e Goldstein-Gidoni, 2012), si va a delineare il ruolo della donna non solo come creatice di contenuti fantascientifici ma anche come loro soggetto-oggetto. Al centro è il corpo femminile che, come fosse un qualcosa di mutante, di alieno (Kotani e Nakamura, 2002), in grado di portare dentro di sé il seme di una nuova vita, è al contempo simbolo di distruzione e violenza. E proprio la maternità, di cui si parla in Harada Kazue e Raechel Dumas (2018), è un tema chiave di molte opere di fantascienza scritte da autrici donne. Lo stesso corpo femminile, che troppo spesso viene sottoposto allo sguardo maschile del piacere (male gaze), permette alle donne che popolano il mondo della fantascienza - in tutte le sue forme - di aprire dialoghi con gli studi sull’identità di genere, sulla sessualità e la libertà della donna di parlarne. Temi che si traducono nelle opere citate in questa tesi in utopie in cui la dualità di genere viene messa in discussione fino a scomparire. Per capire meglio la questione della figura femminile all’interno del mondo della fantascienza giapponese, ci si concentra su alcune tra le più grandi autrici del genere: Suzuki Izumi, Ōhara Mariko e la mangaka Moto Hagio. Nel capitolo finale, si analizzano le loro opere più significative, sviscerando simboli e personaggi che nascondono visioni più ampie e controverse riguardo la società giapponese, con gli occhi di donne che operano in un mondo dominato dalla presenza maschile. Per concludere, si cerca di comprendere il valore del contributo delle autrici citate non solo al genere fantascientifico in Giappone o a liveelo internazionale, ma più in generale ai discorsi di genere, al movimento femminista e alla critica sociale di un Giappone in cui oggi come non mai questi temi sono aperti e in continuo dibattito.