Abstract:
La narrazione egemonica perpetuata nell’Europa occidentale del XX secolo propone una storia in
cui l’attore principale resta sempre uno: il “Primo Mondo” che domina incontrastato, senza dare
spazio ad altre voci. L’arte è uno dei tanti specchi della società e svela molto di più sul gruppo che
sui singoli, così quando la cosiddetta “arte tradizionale africana” viene promossa e inserita nei
musei del “mondo occidentale”, ancora una volta si rivela chi, nel rapporto gerarchico, ricopre i
ruoli primari e ausiliari. Il presente lavoro si propone di ripercorrere ed esaminare questa
narrazione, mostrando come essa non rappresenti una storia ormai ben lontana dalla nostra
contemporaneità, ma come al contrario, attualmente l’“occidentalcentrismo” condizioni ancora
profondamente le dinamiche museali, palesandosi con sintomi nuovi; sarà in questo contesto che
si analizzerà in che modo il tokenism sia parte integrante delle dinamiche di XX e XXI secolo. Allo
stesso modo, verranno prese in esame alcune delle molte voci nuove che, nel tentativo di dare
forma a un mondo postcoloniale in cui le “belle arti” non siano più solo prerogativa di un unico
attore, hanno contribuito a delineare uno scenario di più ampio respiro in cui si possa ripensare
l’arte secondo una visione globale.