Abstract:
Il lavoro si propone di analizzare la produzione, soprattutto romanzesca, dello scrittore portoghese Augusto Abelaira (1926-2003). Considerato da autorevoli figure (quali Artur Portela, João Gaspar Simões, Eduardo Lourenço e Mário Dionísio) tra gli autori più promettenti della sua generazione e figura di spicco dell’ambiente intellettuale portoghese dopo il 1974, la sua opera attraversa la seconda metà del Novecento, costituendosi come una ricerca espressiva al di fuori di scuole e correnti letterarie. Sebbene influenzato dal dibattito tra modernismo e neorealismo, Abelaira non trova una collocazione precisa all’interno della periodizzazione storico-letteraria canonica, il che determina una ricezione ancora in gran parte lacunosa. Dopo aver ripercorso le tappe fondamentali di tali problematiche, l’analisi muove dal concetto di unità che soggiace alla sua scrittura, spesso definita da lui stesso un “unico romanzo”, o un “unico libro”. Questa unità, debitrice in larga misura dell’idealismo filosofico di António Sérgio e della poesia di Fernando Pessoa, porta alla luce una serie di preoccupazioni che si evolvono attraversando l’opera di Abelaira. La riflessione, che pone al centro l’essere umano nel suo rapporto con l’altro, tematizza il rapporto dell’individuo con l’Eros e la Storia, facendo emergere la costante presenza di una tensione tra l’ambizione e una realtà che ne nega la concretizzazione. La polarità, mai risolubile, determina quindi lo spazio di azione del soggetto.