L'Internazionale situazionista. Contro il feticcio della merce.

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dc.contributor.advisor Goldoni, Daniele it_IT
dc.contributor.author Cherubin, Elena <1982> it_IT
dc.date.accessioned 2013-02-10 it_IT
dc.date.accessioned 2013-04-30T09:40:53Z
dc.date.available 2013-04-30T09:40:53Z
dc.date.issued 2013-02-20 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/2483
dc.description.abstract Guy Debord scrive “La società dello spettacolo” basandosi sulla prima parte de “Il capitale” di Karl Marx, sull’analisi del carattere di “feticcio” della merce. Secondo Marx la merce presenta un doppio carattere: quello d’uso e quello di scambio. Il valore d’uso è il consumo materiale della merce, mentre quello di scambio è il suo potere di circolazione. Nella società capitalistica avanzata il valore d’uso perde sempre più importanza rispetto al valore di scambio. L’oggetto non conta per sé stesso, per le sue caratteristiche ma in quanto merce. La merce in questo modo diviene sempre più qualcosa di astratto, assumendo un carattere magico diventa un “feticcio”. Come nella religione gli dei si ergono contro l’uomo nella loro lontananza, nella stessa maniera la merce frutto del lavoro dell’uomo, nella società capitalistica gli si oppone nella sua estraneità e indipendenza. In questo tipo di società il lavoro basato sulla macchina si trasforma da attivo in passivo e contemplativo. Qui si inserisce Debord con il suo discorso sullo spettacolo. Lo spettacolo è il momento in cui la merce occupa totalmente la vita sociale. Lo spettacolo va ben oltre il discorso sui media, ma occupa la società tutta. Per Debord “lo spettacolo è il capitale a un tal grado di accumulazione da divenire immagine”. Ad opporsi alla società “dello spettacolo” sarà l’Internazionale situazionista (1957-1972) un movimento che si pone come rivoluzionario e che nasce dalle idee di CoBrA, MIBI, Internazionale lettrista e Comitato psicogeografico di Londra. Gli esponenti di maggior rilievo saranno lo stesso Debord, A. Jorn, Pinot-Gallizio, Constant ed in seguito R. Vaneigem. I situazionisti si propongono di “creare situazioni” ovvero “momenti della vita, concretamente e deliberatamente costituiti mediante l’organizzazione collettiva di un ambiente unitario e di un gioco di avvenimenti”. Lo scopo sarà quello di realizzare i desideri delle persone e non i falsi bisogni indotti dalla società capitalistica. Punto importante per l’I.S. è “l’urbanismo unitario” che riguarda non solo la struttura della città, ma anche il conseguente comportamento dei cittadini. I situazionisti teorizzano il superamento dell’arte nella rivoluzione del quotidiano. Fondamentale diventano il gioco, l’abbandono del lavoro ceduto definitivamente all’automatizzazione delle macchine, un tipo di vita nomade e avventurosa, le pratiche della “dérive” e del “détournement”. Saranno i situazionisti a dare il via ai moti del ’68. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Elena Cherubin, 2013 it_IT
dc.title L'Internazionale situazionista. Contro il feticcio della merce. it_IT
dc.title.alternative it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Storia delle arti e conservazione dei beni artistici it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2011/2012, sessione straordinaria it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 825448 it_IT
dc.subject.miur M-FIL/04 ESTETICA it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.date.embargoend it_IT
dc.provenance.upload Elena Cherubin (825448@stud.unive.it), 2013-02-10 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Daniele Goldoni (goldoni@unive.it), 2013-02-11 it_IT


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