Abstract:
La tesi si concentra sulla politica ecclesiastica tenuta dalla Repubblica di Venezia nei confronti dei suoi sudditi di religione greco-ortodossa, abitanti in prevalenza le isole greche del cosiddetto Stato da Mar. Tale oggetto, chiaramente riconducibile al problema dei rapporti tra stato e chiesa, come tale diviene, nei primi decenni del Seicento, uno dei vari ambiti di occupazione dei Consultori in Jure, una sorta di giuristi incaricati dal governo veneziano di redarre dei “consilia” sulle controversie giudiziarie di più difficile soluzione, ovvero di maggior rilevanza politica. In questa prospettiva, le questioni attinenti alle denunce fatte dai sudditi greci, che spesso vedono minacciata la loro relativa libertà religiosa dall'invadenza dei chierici cattolico-romani (i “latini”), subiscono l'influenza del giurisdizionalismo elaborato di Paolo Sarpi, il primo dei Consultori incaricati in maniera ufficiale, il quale tende a leggere la conflittualità tra latini e greci alla luce del ben più ampio contrasto giurisdizionale tra Venezia e la Corte di Roma. Nei consulti sarpiani, così come in quelli dei suoi successori, i problemi dei greci divengono di fatto degli affari di stato; uno stato proposto quale supremo tutore dei diritti e delle consuetudini, anche religiose, delle minoranze etniche ad esso soggette; ma anche, in tal modo, uno stato la cui fisionomia giurisdizionale aspira a conformarsi a quella degli altri stati europei, seppure con soluzioni giuridiche assai artificiose.