Ōshima Nagisa: un'esperienza soggettiva negli anni dell'Anpo tōsō

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dc.contributor.advisor Novielli, Maria it_IT
dc.contributor.author Mazzoli, Nicola <1986> it_IT
dc.date.accessioned 2013-02-09 it_IT
dc.date.accessioned 2013-04-30T09:40:01Z
dc.date.available 2014-06-05T11:51:36Z
dc.date.issued 2013-03-01 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/2406
dc.description.abstract Oshima fa il suo debutto nel mondo del cinema nel 1959, nel pieno delle manifestazioni contro l’Anpo e l’imperialismo Americano, nel bel mezzo delle speranze di un futuro diverso per il paese che accompagnarono queste proteste (ma nello stesso tempo nel bel mezzo della frustrazione e della delusione successive al fallimento dell’Anpo Toso). Era quindi inevitabile che eventi simili andassero a segnare in maniera indelebile la grammatica filmica dell’allora giovane regista. E di fatti nel 1960, egli sentì l’impulso di dare il suo contributo al dibattito con la realizzazione di un opera che era un invito alla riflessione sui fatti da poco conclusi: Nihon no yoru to kiri. Nei film di Oshima è possibile seguire l’evoluzione sociopolitica di una nazione, che dopo le proteste contro l’Anpo, vide un periodo di relativa calma dovuto all’indebolimento del movimento studentesco, per poi arrivare all’esplosione anche in Giappone del ’68, e infine la sconfitta di quegli ideali rivoluzionari all’inizio degli anni 70. Come suggerito da Desser, si può quindi pensare di racchiudere idealmente questa stagione del cinema nipponico, di cui Oshima è il rappresentante più illustre, nel decennio delimitato dalle due ratifiche del trattato di sicurezza, tale è stata l’influenza che gli eventi di quegli anni ebbero nel cinema degli autori della cosiddetta nūberu bagu. Oshima fu capace di trasporre su schermo quelle esperienze vissute in prima persona durante gli anni ’50 fino ai giorni dell’Anpo Toso, tra le file di studenti in rivolta, capaci di dar origine per la prima volta a una coscienza soggettiva, che si incarnò in un nuova idea di cinema. Questa, partendo da un rifiuto dei modelli precedenti, aveva il suo centro nella soggettività stessa dell’autore, il suo modo di essere e vedere la realtà, dunque la forma stessa di una visione soggettiva che non si illude di comprendere e trascrivere i confronti indefiniti del reale. Il cinema viene inteso quindi come un confronto tra la soggettività dell’autore e quella dello spettatore, in un rifiuto del realismo consolatorio che aveva caratterizzato le produzioni dei decenni precedenti. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Nicola Mazzoli, 2013 it_IT
dc.title Ōshima Nagisa: un'esperienza soggettiva negli anni dell'Anpo tōsō it_IT
dc.title.alternative it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Lingue e culture dell'asia orientale it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Dipartimento di Studi sull'Asia e sull'Africa Mediterranea it_IT
dc.description.academicyear 2011/2012, sessione straordinaria it_IT
dc.rights.accessrights openAccess it_IT
dc.thesis.matricno 823824 it_IT
dc.subject.miur L-ART/06 CINEMA, FOTOGRAFIA E TELEVISIONE it_IT
dc.description.note it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.subject.language GIAPPONESE it_IT
dc.provenance.upload Nicola Mazzoli (823824@stud.unive.it), 2013-02-09 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck Maria Novielli (novielli@unive.it), 2013-02-11 it_IT


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