Abstract:
Un nutrito numero di artiste donne nate in Cina negli ultimi anni della Rivoluzione Culturale ha vissuto in prima persona il fermento sociale e culturale causato dal passaggio dal regime totalitario e totalizzante di Mao Zedong all’apertura al capitalismo promossa da Deng Xiaoping. Molte di loro hanno raggiunto la visibilità internazionale negli anni Novanta, grazie alla globalizzazione del mercato dell’arte e alla mondializzazione delle istanze del femminismo, divenuto, da movimento politico sorto in un preciso contesto geografico e rivolto all’inizio a una specifica classe di donne bianche, la chiave interpretativa delle motivazioni che avrebbero spinto – ovunque e comunque – le donne a fare arte. Le pratiche delle artiste analizzate in questa tesi sono accomunate da tematiche considerate “femminili” come la maternità, il rapporto con il corpo, la sessualità, l’amore. Allo stesso tempo, quasi tutte manifestano un rapporto problematico con l’affiliazione alla categoria di artista “femminista”. Questo elaborato, suddiviso in quattro capitoli, si pone il compito di indagare, attraverso la storia della questione in Cina, la ricezione del femminismo mainstream e le teorie postcoloniali, le motivazioni di rifiuto di questa etichetta.