Abstract:
L’intento di questa tesi è quello di proporre uno sguardo sull’applicazione pratica nel counselling del pensiero di G. Bateson, H. Maturana e F. Varela, tre fra i principali esponenti dell’epistemologia della complessità. Come ha messo in luce la psicologia dello sviluppo, la crescita dell’individuo avviene principalmente sulla base delle relazioni che egli in età infantile intrattiene con le figure di riferimento. È in relazione a queste esperienze primarie che il soggetto sviluppa il senso del sé, il quale, come mette in luce la teoria di Maturana e Varela, è strutturalmente accoppiato con una determinata percezione dell’Altro e del mondo. Da questo “accoppiamento strutturale” tra individuo e ambiente hanno origine quelle credenze, spesso inconsce, che influenzano la nostra percezione della realtà e che, al fine di mantenere l’omeostasi, vengono preservate in modo rigido e a volte disfunzionale, impedendo un adattamento flessibile all’ambiente. Ed è qui che interviene la pratica del counselling, che tra i suoi fini principali ha proprio quello di consentire una ristrutturazione delle credenze disfunzionali della persona, oltre a quello di renderla consapevole della soggettività delle sue percezioni e, quindi, della loro potenziale modificabilità, ai fini di un miglioramento della qualità della vita. In altre parole, si tratta di rendere l’individuo consapevole che, se “la mappa non è il territorio”, si può imparare a coltivare un meta-sguardo sulle proprie premesse epistemologiche: ciò che Bateson chiama “apprendimento terziario”.