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Questa tesi considera la formazione del sapere moderno in Giappone non come una storia di acquisizione di nuove idee, teorie e tecnologie dall’“Occidente”, bensì come la genealogia di una riconfigurazione epistemica incentrata su pratiche traduttive. Intrecciando l’approccio della Begriffsgeschichte e la critica della trasparenza semantica, questa tesi offre una lettura della negoziazione e della riconfigurazione epistemiche che ebbero luogo sotto forma di pratica traduttiva nello spazio semantico di cinque idee centrali per il sapere: gakumon; ri, kyūri, kagaku e shukan. Così facendo, la tesi sostiene che la formazione del sapere moderno come pratica traduttiva includeva elaborazioni, rifrazioni e incommensurabilità. Tradurre prevedeva un ragionamento su idee centrali per il sapere occidentale, come soggetto, scienza, ecc., forgiando mutamenti semantici sul lessico giapponese esistente. Proprio dal momento che l’elaborazione coinvolgeva la semantica di altre tradizioni di sapere, o che la materialità dei caratteri cinesi evocava determinati significati, vi erano tracce di differenza semantica, per esempio, fra “ragione” e “ri”, fra “soggetto” e “shukan”. Nella misura in cui il significato originale di ciò che soggiaceva il sapere occidentale fu, attraverso la traduzione, permanentemente differito e sospeso, vi è sempre stata una possibile incommensurabilità fra il sapere occidentale e quella tradizione di sapere accreditata come sapere moderno in Giappone. Ciò verso cui facciamo collettivamente riferimento come sapere “moderno” potrebbe essere dunque segnato da differenze discorsive, cioè variabili ordini del discorso, ciascuno dei quali, nel proprio indirizzo discorsivo, sorreggeil sapere moderno. |
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