Abstract:
La finalità di questa tesi sta nell’individuazione di un comune denominatore tra il paradigma indiziario e Sigmund Freud, ovvero la psicoanalisi.
Il proposito è quello di riferire tale paradigma al modus operandi della dottrina psicoanalitica nel rispetto delle somiglianze e differenze previste dalla disciplina. La presente ricerca prenderà in esame la vastissima produzione freudiana relativamente al ruolo determinante giocato in psicoanalisi da tracce, frammenti, indizi (“sintomi”), dai “rifiuti” dell’osservazione a ciò che alla vista risulta casuale, dal quotidiano alle sue sbadataggini, dal marginale al superfluo, dalle dimenticanze ai lapsus come, del resto, avviene nel paradigma indiziario. Lo scopo è investigare la particolarità del metodo freudiano “en detail” che accomuna e mette sullo stesso piano detective e psicoanalista mediante un percorso singolare: tappe ed eventi cruciali che hanno segnato la nascita del paradigma indiziario, la varietà degli ambiti di attuazione quali la semeiotica medica e la fisiognomica, riferimenti provenienti dalla letteratura (poliziesca e romanzi) o dalla criminologia con l’intento di metterne in luce la riuscita e la divulgazione nei più disparati settori d’interesse. Per portare a termine questo obiettivo è essenziale riproporre nel presente elaborato casistiche pragmatiche a prova di ciò, in modo da osservare come ambiti all’apparenza divergenti quali quello storico-artistico, investigativo-criminologico, medico-psicoanalitico sono, in realtà, accomunati dalla stessa metodologia di procedere indiziaria; ciò risulterà ancora più lampante a seguito dell’analisi di Morelli, Holmes e Freud.
A partire dagli arbori del suo sviluppo, la chiave di lettura indiziaria è data da alcuni contributi particolari: tra gli altri, certamente illuminante quello di Carlo Ginzburg, ma primario in questo lavoro sicuramente quello di Sigmund Freud, il padre della psicoanalisi.
In particolare, meritevole d’attenzione, l’analisi del metodo interpretativo del sogno e le palesi somiglianze con il paradigma indiziario; il focus della presente ricerca, infatti, verterà proprio sul tentativo di mettere in risalto questa dinamica riscontrabile negli scritti freudiani.
In aggiunta, gran parte della stessa è ricca di rimandi a casi clinici di studio, osservazioni e ricerche concrete condotte da Sigmund Freud in grado di offrire una panoramica più completa ed esaustiva a proposito della questione, oltre a chiarire le varie metodologie sul campo.
Le mie considerazioni, insomma, hanno la pretesa quanto la speranza di delineare in maniera trasparente una via che, oltre a toccare diversi punti essenziali, ripercorrerà le tappe intermedie di questo percorso: un fil rouge a partire dalle radici antichissime del paradigma indiziario, al successo del metodo morelliano nell’arte mediante il compito del “connoisseur” e l’evoluzione del fiuto morale in ambiti tanto diversificati, per poi culminare nella stessa metodologia indiziaria quale parte integrante della dottrina psicoanalitica.
Per concludere e mantenere una certa coerenza, il lavoro può essere suddiviso in due macro-argomenti come segue: una prima parte dedicata per intero al tema del paradigma indiziario, in tutte le sue sfumature, comprendente dunque la storia e la vasta fruizione ad opera di discipline tanto distanti; sino al punto d’arrivo, nel presente studio, costituito dall’ambito psicoanalitico che ne forma così la seconda parte: dalla scoperta rivoluzionaria attuata da Freud in materia psicoanalitica al suo apogeo con la metapsicologia e l’ultimo Freud. A seguire è prevista una terza ed ultima sezione, conclusiva del percorso, destinata al fiuto morale a partire da Freud. L’analisi è dedicata ad alcune considerazioni etiche e morali e all’indagine del concetto aristotelico di “equità” (epieikeia) nel tentativo di trovare la quadra al discorso complessivo.