La Biennale Donna di Ferrara (1984-oggi). Analisi storica e gestionale della prima mostra periodica al femminile in Italia

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dc.contributor.advisor Baldacci, Cristina it_IT
dc.contributor.author Bacianini, Giulia <1998> it_IT
dc.date.accessioned 2023-02-17 it_IT
dc.date.accessioned 2023-05-23T12:58:29Z
dc.date.issued 2023-03-22 it_IT
dc.identifier.uri http://hdl.handle.net/10579/23397
dc.description.abstract Il neofemminismo degli anni Settanta nasce dalla pretesa di ottenere libertà e diritti per le donne in ogni campo dell’esistenza, agendo nelle strutture del sistema patriarcale. Per questo, alcune curatrici iniziano ad operare nella realtà organizzando collettive al femminile volte al recupero e all’affermazione delle artiste escluse dalle istituzioni e dal mercato dell’arte. Le figure chiave in questa operazione sono Romana Loda, Mirella Bentivoglio e Lea Vergine, che organizzano importanti mostre di artiste. La lenta affermazione delle donne in questo ambito sembra avere una battuta d’arresto negli anni Ottanta, quando si era ormai spento il clima di lotta femminista iniziale e bisognava dunque cercare di consolidare le poche libertà conquistate. Questa ricerca vuole concentrarsi su un caso unico nel panorama italiano degli anni Ottanta, per la sua continuità dal 1984 a oggi: la Biennale Donna di Ferrara organizzata dall’Unione Donne in Italia (UDI). Analizzandone le scelte tematiche e curatoriali è possibile far emergere la complessa storia della condizione femminile nel mondo dell’arte italiano. Si è ritenuto centrale prendere in esame anche la sostenibilità economica della Biennale Donna per capire come l’UDI sia riuscita a portarla avanti per quasi quarant’anni. Si tratta di un esempio di forte collaborazione tra enti pubblici e privati che, nonostante le variazioni legislative e le crisi economiche, ancora sussiste. Anche per questo si tratta di un importante modello da studiare e rivalutare. it_IT
dc.language.iso it it_IT
dc.publisher Università Ca' Foscari Venezia it_IT
dc.rights © Giulia Bacianini, 2023 it_IT
dc.title La Biennale Donna di Ferrara (1984-oggi). Analisi storica e gestionale della prima mostra periodica al femminile in Italia it_IT
dc.title.alternative La Biennale Donna di Ferrara (1984-oggi). Analisi storica e gestionale della prima mostra periodica al femminile in Italia it_IT
dc.type Master's Degree Thesis it_IT
dc.degree.name Economia e gestione delle arti e delle attività culturali it_IT
dc.degree.level Laurea magistrale it_IT
dc.degree.grantor Scuola in Conservazione e Produzione dei Beni Culturali it_IT
dc.description.academicyear 2021/2022 - appello sessione straordinaria it_IT
dc.rights.accessrights embargoedAccess it_IT
dc.thesis.matricno 887211 it_IT
dc.subject.miur L-ART/03 STORIA DELL'ARTE CONTEMPORANEA it_IT
dc.description.note Il neofemminismo degli anni Settanta nasce dalla pretesa di ottenere libertà e diritti per le donne in ogni campo dell’esistenza, agendo nelle strutture del sistema patriarcale. Per questo, alcune curatrici iniziano ad operare nella realtà organizzando collettive al femminile volte al recupero e all’affermazione delle artiste escluse dalle istituzioni e dal mercato dell’arte. Le figure chiave in questa operazione sono Romana Loda, Mirella Bentivoglio e Lea Vergine, che organizzano importanti mostre di artiste. La lenta affermazione delle donne in questo ambito sembra avere una battuta d’arresto negli anni Ottanta, quando si era ormai spento il clima di lotta femminista iniziale e bisognava dunque cercare di consolidare le poche libertà conquistate. Questa ricerca vuole concentrarsi su un caso unico nel panorama italiano degli anni Ottanta, per la sua continuità dal 1984 a oggi: la Biennale Donna di Ferrara organizzata dall’Unione Donne in Italia (UDI). Analizzandone le scelte tematiche e curatoriali è possibile far emergere la complessa storia della condizione femminile nel mondo dell’arte italiano. Si è ritenuto centrale prendere in esame anche la sostenibilità economica della Biennale Donna per capire come l’UDI sia riuscita a portarla avanti per quasi quarant’anni. Si tratta di un esempio di forte collaborazione tra enti pubblici e privati che, nonostante le variazioni legislative e le crisi economiche, ancora sussiste. Anche per questo si tratta di un importante modello da studiare e rivalutare. it_IT
dc.degree.discipline it_IT
dc.contributor.co-advisor it_IT
dc.date.embargoend 2024-05-22T12:58:29Z
dc.provenance.upload Giulia Bacianini (887211@stud.unive.it), 2023-02-17 it_IT
dc.provenance.plagiarycheck None it_IT


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