Abstract:
La presente ricerca è volta ad indagare il successo delle installazioni dell’artista inglese Ed Atkins, soffermandosi in particolare sulle istanze delle Computer Generated Images (CGI) in relazione a un ambiente espositivo fisico. Verranno indagate le tradizionali strategie di immersività utilizzate dall’artista, proprie delle installazioni artistiche, congiuntamente al fenomeno dell’empatia scaturito da particolari stati d’animo riconoscibili nei personaggi di Atkins e dell’estetica embodied. Nel caso di immagini non antropomorfe si cercherà di descrivere le ragioni sottese alla fascinazione da loro generata, osservandone l’abilità nel cogliere l’attenzione dello spettatore. Particolare enfasi sarà data alla differenza tra le installazioni di Atkins e i lavori più propriamente d’avanguardia come l’arte digitale destinata alla diffusione in rete o ideata per una fruizione in cui il medium tende a scomparire, soprattutto quando è coinvolta la realtà virtuale. Si analizzeranno dunque potenzialità e debolezze di un’arte digitale rivolta a una fruizione fisica nel contesto della galleria d’arte, ma anche le implicazioni di creare immagini con la tecnologia di Motion Capture, pratica che permette di mappare i movimenti e di generare un rendering per la loro resa digitale. Infine, la ricerca cercherà di validare il fenomeno empatico congiuntamente alla teoria della Uncanny Valley, proposta per la prima volta da Masahiro Mori nel 1970 e poi aggiornata nel secondo decennio del XXI secolo. In questo contesto, la verosimiglianza delle CGI sarà elemento decisivo per dimostrare il coinvolgimento anche emotivo dello spettatore.