Abstract:
La tesi mette a tema la relazione tra uomo e testo. In particolare, mostra come il rapporto che lega i due è mutuo e vincolante: più che semplice deposito di significati interpretabili, il testo si presta a essere strumento ‘formativo’, formato, a sua volta, al fine di garantire la sopravvivenza di forme linguistiche, cognitive, etiche e filosofiche istituite, oppure, di contro, con lo scopo di abolire e sostituire quelle vigenti. Dopo una disamina dei fattori che producono le forme apprese dall’uomo, ossia l’ambiente abitato (fattore ‘naturale’) e le abitudini coltivate (fattore ‘culturale’), viene mostrato come, per il tramite della ripetizione e dell’innovazione rispetto a quanto appreso, la memoria è garante della sopravvivenza delle forme umane istituite. A partire dalla cifra plastica di questa, viene poi proposta un’analisi della produzione testuale della Cina e dell’India classica, con particolare riferimento ad autori buddhisti del IV-VII secolo d.C. come Vasubandhu e Xuanzang, che sia in grado di guardare in maniera coesiva tanto agli ambienti di produzione quanto agli ambienti di fruizione dei prodotti letterari, così da evidenziare i modi in cui certi espedienti testuali fungono da dispositivi di formazione e deformazione della memoria, a motivo dei quali vere e proprie ‘palestre testuali’ vennero allestite nel corso dei secoli.