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Le zone umide sono ecosistemi unici, ricchi di biodiversità e funzionalità, ma sono anche tra gli ecosistemi più sfruttati dall’uomo, tanto da risultare spesso fortemente alterati e degradati, oltre ad essere globalmente in costante calo nel tempo. È dunque necessario prestare un occhio di riguardo per questi ambienti e cercare di proteggerli e preservarli. Valle Averto è una zona umida che, situata ai margini nella Laguna di Venezia, per secoli è stata sfruttata come valle da pesca per l’acquacoltura. Nel 1985 è stata istituita in questo sito un’Oasi WWF, inoltre, attualmente l’ex valle da pesca gode della protezione relativamente a diversi altre direttive, essendo divenuta Riserva naturale dello Stato, Sito di Importanza Comunitaria (SIC), Zona a Protezione Speciale (ZPS) e zona umida di importanza internazionale (RAMSAR). Grazie alle sue caratteristiche, alla protezione di cui gode e alla sua accessibilità, Valle Averto si presta perfettamente per studi di tipo ambientale, essendo popolata da una grande varietà di avifauna e dalla minacciata testuggine palustre europea, specie ormai divenuta rara e di conseguenza protetta. Oltre ai numerosi studi che sono stati compiuti nell’Oasi negli ultimi anni, spesso molto localizzati su singole tematiche o specie, è attualmente in atto anche un più ampio progetto finanziato dalla Comunità Europea: il progetto LIFE ForestAll, che si pone l’obiettivo principale di preservare le caratteristiche uniche di questo sito e migliorarne le condizioni. Pochi sono però gli studi che si sono concentrati sulla fauna ittica, e nessuno che abbia preso in considerazione più ampiamente la fauna acquatica nella sua interezza, ed è proprio questo l’obiettivo di questo lavoro: effettuare uno studio più ampio possibile sulla fauna acquatica, in relazione alle caratteristiche fisico-chimiche e vegetazionali delle acque dell’Oasi. La prima parte del presente lavoro ha riguardato dunque la realizzazione di una caratterizzazione idrobiologica di Valle Averto, concentrandosi sui canali e sugli stagni interni all’area, al fine di valutare la qualità delle acque e la biodiversità che le popola. Considerando la fragilità di questi ecosistemi, sono numerose le problematiche che possono coinvolgerli, tra cui l’alterazione delle caratteristiche chimico-fisiche delle acque per cause antropiche, l’invasione di specie alloctone o l’eccesso di nutrienti provenienti dalle attività agricole, industriali o domestiche. Queste e molte altre possibile problematiche comportano di conseguenza impatti negativi su questi ecosistemi, andando a peggiorarne le condizioni e complicandone la conservazione. Il secondo obiettivo che si è posto il presente lavoro è dunque stato quello di mettere in relazione la caratterizzazione del sito sviluppata con le problematiche riscontrate, al fine di elaborare un progetto di ripristino di massima di Valle Averto e di fornire dei suggerimenti su alcune possibili azioni concrete da implementare per una migliore gestione e salvaguardia dell’Oasi. |
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