Abstract:
Negli ultimi decenni, i marchi hanno acquisito sempre più importanza, sono diventati in alcuni caso un vero e proprio status symbol per i loro utilizzatori e, di conseguenza, la loro funzione è passata da puro indicatore di origine dei prodotti a insieme di valori unici e inimitabili.
Il selling power di alcuni marchi, soprattutto dei marchi notori dotati di reputazione, è stato talvolta minato da un uso burlesco di questi segni da parte di artisti, comici o critici, per gli scopi più disparati.
Lo scopo di questa tesi è analizzare l’uso parodistico del marchio altrui e di cercare un bilanciamento tra i diritti del titolare di un marchio registrato e il diritto alla libertà di espressione, al fine di determinare quando questo uso è lecito oppure quando non è ammesso.
Nel primo capitolo vengono illustrate le fonti a livello nazionale, europeo e internazionale sulla disciplina dei marchi, con lo scopo di inquadrare a livello generale l’ambito e l’intensità della tutela.
Nel secondo capitolo, partendo dalle funzioni giuridicamente protette del marchio, si passa all’analisi delle fattispecie contraffattive che si verificano a seguito della violazione di tali funzioni, e si conclude poi con lo studio dei casi in cui l’uso del marchio altrui è lecito e che, dunque, non costituiscono contraffazione del marchio.
Nell’ultimo capitolo, dopo aver approfondito la libertà di espressione e il concetto di parodia, vengono analizzate le normative e le risposte della giurisprudenza al fine di determinare in quali casi l’uso parodistico del marchio altrui è stato ritenuto lecito e in quali casi, invece, si è concretizzata l’ipotesi di agganciamento parassitario alla notorietà o alla capacità distintiva del marchio altrui.