Abstract:
Nel caso del Sikkim (India) è interessante constatare la presenza tra Bhutia e Lepcha di una “shared worldview”, che interessa tanto le attività cosmologiche quanto l’applicazione di misure ecologiche.
Questo sostrato comune ha reso possibile una combinazione, data dalla proliferazione del buddhismo esoterico Nyngma-pa parallelamente alla conservazione di una forma di sciamanesimo incentrato sulla figura del mun/bongthing. La commistione tra queste due ontologie, discostandosi dalle premesse aggressive dell’antropocentrismo, postula una continuità tra il territorio sacro del Sikkim ed i suoi abitanti.
La coesistenza pacifica sembra essere il segno della parziale sovrapposizione dei mondi come assiemi-assemblati eterogenei e sempre emergenti. Possiamo dare corpo a un discorso comparativo basato su due fattori: una dimensione etica fondata sull’incorporazione pratica di atteggiamenti virtuosi, che va di pari passo con la familiarità di un cosmo mai statico, dove l’essere umano è consapevole di non poter mai avere il pieno controllo di ciò che succede.
Essere in grado di grado di cogliere il parallelismo tra spazi cosmici e terrestri sposta l’attenzione su cosa debba essere realmente al centro di ciò che informa i nostri valori. Realizzando che può non esistere un centro, possiamo riesaminare il rapporto territorio-comunità in chiave non antropocentrica, nell’ottica di un progetto di individuazione di un’etica ambientale che vada incontro al bisogno di cambiamento nell’Antropocene.