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L’elaborato si propone di indagare lo sviluppo dell’intermediazione digitale nella sharing economy, con l’intento di disvelare i numerosi risvolti giuridici di questo nuovo sistema economico, capace di scardinare in breve tempo i tradizionali schemi di rapporti di mercato.
La sharing economy, in breve, è un nuovo modello di business, sviluppatosi soprattutto a seguito delle recenti crisi economiche, le quali hanno posto in evidenza i maggiori crismi di una produttività incessante, come pure di un sistema imperniato esclusivamente sulla titolarità dei beni. La sharing economy, dunque, si fonda soprattutto sulla condivisione di beni e risorse a prezzi maggiormente accessibili per la collettività, in una società sempre più digitalizzata, ubiqua e interconnessa.
La diffusione di questo fenomeno sia economico che culturale è stata accelerata dall’espansione delle piattaforme di intermediazione digitale, le quali, fungendo da strumento di congiunzione tra domanda e offerta di beni e servizi all’interno del world wide web, hanno assunto un ruolo preminente nel mercato digitale privo di frontiere. Tali figure, tuttavia, per la propria natura intrinsecamente poli-forme come per la strutturale interferenza tra circolazione di beni o servizi e di dati personali degli utenti che connota fortemente i loro marketplace, si sono rivelate spesso complesse da definire in termini giuridici.
Le piattaforme tendono, oltretutto, a soverchiare il proprio ruolo formale di mero strumento di accesso al mercato, imponendo, in primo luogo, condizioni e termini d’uso da loro unilateralmente predisposte agli utenti e, in secondo luogo, utilizzando la quantità di dati personali degli utenti a proprio vantaggio mediante l’utilizzo di sofisticati sistemi di profilazione.
Questa situazione dirompente ha sollevato, dunque, notevoli questioni relativamente alla congruità delle attuali categorie giuridiche nel ricomprendere il ruolo svolto dagli intermediatori nel mercato digitale oltre che rivelare molti dubbi riguardo alla capacità degli atti normativi vigenti di porre debiti limiti alla loro azione commerciale. La posizione acquisita dai portali di intermediazione congiuntamente all’assenza di una disciplina che sappia cogliere la complessa natura di questi nuovi protagonisti del mercato ha causato l’insorgere di numerosi contrasti tra i loro gestori e le Autorità che sono sfociate in numerose contese giudiziarie, di cui le più note sono il cd. caso Uber e il caso Airbnb.
L’analisi degli aspetti critici del nuovo modello di sharing economy e delle implicazioni giuridiche, che discendono soprattutto dall’attività negoziale attuata dalle piattaforme di intermediazione digitale, si pone l’obiettivo di considerare nuove strategie normative, in una prospettiva de iure condito – de iure condendo, in grado di accordare, da una parte, maggiori ed effettive tutele agli utenti e dall’altra, preservare il funzionamento del mercato unico europeo. |
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