Abstract:
Nell’ultimo secolo la ricerca in ambito glottodidattico ha fatto notevoli passi avanti grazie al fondamentale contributo dei recenti studi neuroscientifici. Si è registrato un crescente interesse verso le neuroscienze cognitive da parte di numerosi studiosi che si sono interrogati su quali suggerimenti potessero offrire questi studi a chi si occupa di glottodidattica, quali indicazioni potessero fornire all’insegnante e all’apprendente e, infine, quali ricadute potessero avere nella pratica educativa al fine di rendere l’acquisizione di una lingua straniera più efficace. Da un lato, le nuove tecniche di neuro-immagine offrono una descrizione precisa della fisiologia del cervello e del suo funzionamento e ci permettono di sfatare le neuromitologie portandoci a ripensare alla didattica attuale; dall’altro, le recenti teorie sulla plasticità cerebrale e sui neuroni specchio ci consentono di avere solide basi scientifiche su cui impostare una “nuova” didattica che ponga realmente l’apprendente al centro del processo educativo. A questo proposito, è interessante riflettere sulla validità del modello di Unità di Apprendimento su cui si fonda la glottodidattica odierna, analizzandolo nelle tre fasi che lo caratterizzano (globalità, analisi, sintesi) e mettendolo in relazione alle recenti scoperte neuroscientifiche legate all’apprendimento linguistico. L’affiorare di alcune criticità fa emergere la volontà di proporre un nuovo modello operativo che possa ridurre la distanza tra neuroscienze e glottodidattica.