Abstract:
Fin dal XIX secolo, l’apprendimento della musica è stato una priorità per numerosi compositori, da sempre ricordati per le loro opere monumentali: la musica, però, deve essere appresa fin da bambini con uno studio coerente e interessante in grado di preparare l’allievo al suo futuro da musicista. È per questo che i grandi compositori, a partire da Schumann, hanno dedicato parte della loro produzione ad un proposito pedagogico, ispirandosi a temi vicini alla sensibilità infantile anche grazie alle loro stesse esperienze personali come genitori e insegnanti. Così facendo, viene a crearsi un nuovo sistema di apprendimento non più basato sulla mera ripetizione di passaggi tecnici, ma sull’interiorizzazione e interpretazione della musica.
Per avvicinare il bambino al complesso mondo del pianoforte, i compositori non hanno più scritto sterili studi finalizzati al mero virtuosismo, bensì brani ricchi di affetto e sentimento con titoli accattivanti vicini al mondo infantile con giochi, danze, immagini gioiose e divertenti spesso ricavati dall’esperienza personale dei piccoli dedicatari, senza tuttavia dimenticare l’indirizzo didattico. Attraverso lo studio e l’analisi sistematica delle principali raccolte per pianoforte, si percorre la storia e l’evoluzione stilistica e pedagogica della produzione per bambini dei grandi compositori; tali opere, infatti, sono vicine alla sensibilità infantile con sonorità giocose o dirompenti, denotando un nuovo approccio che, a partire dal XIX secolo, interessa i metodi didattici così da partecipare alla definizione della moderna concezione del bambino.
Questo studio si propone quindi di mettere in relazione i più grandi compositori con la loro produzione per l’infanzia, sempre legata allo stile e al contesto storico e sociale del suo autore, il quale applica le sue sperimentazioni estetiche e compositive anche nelle raccolte per bambini, come dimostrato dalla sensibilità romanica di Schumann e Mendelssohn o dalla ricerca sul repertorio popolare di Bartók o ancora dall’uso delle pentatoniche orientaleggianti di Ravel e Debussy. L’idea di fondo di questi compositori, infatti, è quella di insegnare non solo a suonare uno strumento, ma soprattutto di conoscerne le infinite possibilità esecutive ed espressive a lungo esplorate nel corso della fine dell’Ottocento e, ancor di più, nel Novecento.